Alla scoperta delle foto storiche di Firenze
Il presente di una città d’arte vive per sua natura in un delicato equilibrio tra passato e futuro. La culla del Rinascimento non fa eccezione, e non mancano le iniziative volte alla salvaguardia del passato recente.
Istantanee di una società che cambia
Ne è un esempio la mostra fotografica “Lo sguardo di un secolo 1924-2024 The history of Florence by archivio Foto Locchi”, tenutasi tra ottobre e novembre a palazzo Strozzi Sacrati. Archivi come questo riportano alla luce un intero secolo di cronaca e storia fiorentina, in una straordinaria sequenza di piccoli e grandi eventi. Ma soprattutto permettono di riscoprire la quotidianità dell’epoca, vissuta spesso nella familiarità del proprio rione.
Le immagini più antiche rivelano un mondo in cui uscire di casa senza il cappello era pressoché impensabile. Insieme alle carrozze che a inizio secolo riempivano Piazza della Repubblica si scorgono le prime automobili. Passando attraverso le devastazioni di due guerre arriviamo agli effetti della motorizzazione di massa sull’organizzazione urbanistica di fine anni 50. Difficile oggi pensare che Piazza del Duomo sia stata non solo liberamente trafficata ma anche adibita a parcheggio. Tra bianco-nero e colore, le foto degli anni 60 ci mostrano le prime minigonne e una cultura che si confronta con grandi cambiamenti. In fondo l’aspetto più affascinante di un simile progetto è proprio questo: l’opportunità di osservare l’evoluzione dei costumi sociali.
L’archivio Fortepan
Come è facile immaginare, la volontà di un’accurata conservazione delle foto storiche trova ampio supporto anche all’estero. Alcuni progetti risultano particolarmente degni di nota per la volontà di non vincolare le immagini ad un copyright, ma di renderle invece disponibili a tutti. È il caso di Fortepan, un archivio fotografico fondato a Budapest nel 2010. Nato con il proposito di ricordare la vita quotidiana in Ungheria nel XX secolo, negli anni il progetto ha iniziato a comprendere altre nazioni europee. Oggi conta oltre 100mila foto in alta risoluzione consultabili e scaricabili, ed include anche un’interessante sezione che riguarda la città di Firenze. Vediamone un estratto.
La festa della Toscana
Il 30 novembre la Toscana festeggia una riforma penale promulgata nel 1786 proprio in questo giorno dal Granduca Pietro Leopoldo d’Asburgo. Il nuovo codice prevedeva, per la prima volta al mondo, l’abolizione della tortura e della pena di morte. Fu un evento rivoluzionario, riconosciuto immediatamente in tutta Europa come l’atto più illuminato che un sovrano avesse mai emanato.
Il primato della Toscana
L’ordinanza si rifaceva all’opera di Cesare Beccaria Dei delitti e delle pene, risalente a due decenni prima. Nel suo trattato, il giurista milanese metteva per la prima volta in discussione il presupposto secondo il quale la durezza della pena e delle condizioni detentive costituisce un elemento di dissuasione. Al contrario, presentava la dignità di trattamento come un effettivo mezzo di redenzione per il condannato.
Il codice leopoldino si fece interprete materiale di tale visione, e rese la Toscana il primo Stato al mondo ad eliminare la pena di morte. Una pratica che lo stesso Granduca definiva “conveniente solo ai popoli barbari”. All’emanazione della riforma fece seguito uno spettacolare rogo di fronte al palazzo del Bargello, durante il quale furono distrutti patiboli e strumenti di tortura.
I detrattori del nuovo codice ne osteggiarono fortemente l’applicazione nel timore che potesse incentivare un’ondata di delinquenza, ma i numeri dettero ragione a Leopoldo. Nel corso del suo mandato come Granduca di Toscana, durato venticinque anni, la media annuale dei crimini scese da 2mila a 300.
Un principio universale
La città di Firenze è tornata nel 2000 a commemorare la storica riforma con un falò simbolico in Piazza della Signoria.
La celebrazione annuale, che si tiene da allora, prevede invece un semplice corteo dei vessilli istituzionali dei Comuni e delle Province, che percorrono le strade di Firenze insieme al Gonfalone della Regione. Molto più importante è la causa di cui la festa si fa portavoce, ribadita anche nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Nel ricordare il primo atto giuridico emesso per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, la Toscana rende omaggio ai valori della pace, della libertà e della giustizia quali elementi costitutivi della sua identità.
I mercatini di Natale di Firenze
Con l’avvicinarsi delle festività, Firenze riscopre ogni anno uno degli appuntamenti più attesi della stagione: i mercatini di Natale. Vie e piazze della città si popolano infatti di bancherelle illuminate dove è possibile imbattersi in regali originali e assaporare specialità gastronomiche tipicamente invernali. Ecco dunque i principali spazi dove è possibile trovare tradizione e convivialità.
Il mercatino di piazza Santa Croce
Come consuetudine da oltre vent’anni, la principale arena dedicata agli stand natalizi sorge al cospetto della basilica di Santa Croce. L’atmosfera qui è prettamente nordica: le oltre 50 casette in legno del Weihnachtsmarkt offrono prodotti artigianali e alimentari provenienti da varie regioni d’Europa. Passeggiando tra le bancarelle è possibile trovare decorazioni in legno, addobbi natalizi e ogni genere di idea regalo. Senza dimenticare specialità culinarie e bevande calde come brezel, biscotti speziati, strudel e vin brulè. Gli eventi in programma riservano inoltre una particolare attenzione all’intrattenimento dei bambini.
Gli altri mercatini
Santa Croce non è l’unica destinazione da considerare per appassionati e curiosi. Meritano una visita anche i vari mercatini presenti in molte location del centro e della periferia di Firenze.
Nella piazza del centro commerciale di San Donato a Novoli le bancarelle presenteranno fino all’Epifania addobbi e artigianato sia locale che internazionale.
Nel complesso delle Nove Botteghe in via Gioberti riapre invece lo Spazio Natale Emergency. Al suo interno i volontari propongono abbigliamento, accessori, gioielli, cosmetici e artigianato solidale proveniente dai Paesi con cui l’associazione collabora.
Sono molte anche le iniziative attive solo per pochi giorni. Ne citiamo alcune:
- Mercatino di Natale ATT: 30 novembre e 1° dicembre 2024 al Palazzo degli Affari vicino alla stazione di Santa Maria Novella
- Joulutori , mercato di Natale nordico: 30 novembre e 1° dicembre 2024 nella Sala dei Marmi del Parterre in piazza della Libertà
- Christmas Bazaar Ailo: dal 6 all’8 dicembre 2024 al Tepidarium del Roster in via Bolognese 17A
- Nataleperfile: dal 6 all’8 dicembre 2024 a Palazzo Corsini su lungarno Corsini 8
- Mercato di Natale della Croce Rossa: dal 6 all’8 dicembre 2024 in Borgo San Frediano 12
- Fierone di Natale alle Cascine: 8 dicembre 2024 su viale Lincoln
Luoghi e orari dei mercatini stabili
Piazza di Santa Croce
- Dal 23 novembre al 22 dicembre 2024
- Dal lunedì al giovedì dalle 10:00 alle 22:00
- Dal venerdì alla domenica dalle 10:00 alle 23:00
Centro commerciale di San Donato
- Dal 16 novembre 2024 al 6 gennaio 2025
- Tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:30
Spazio Natale Emergency
- Dal 23 novembre al 24 dicembre 2024
- Tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:30 (fino alle 13:00 il 24 dicembre)
Il gelato al cinema – Parte 3
Siamo al terzo appuntamento con un tema che ha riscosso molto successo sulle pagine social dell’Antica Gelateria Fiorentina. Parliamo delle più celebri scene cinematografiche (e in qualche caso televisive) che vedono il gelato come protagonista più o meno diretto. Se volete rinfrescarvi la memoria vi rimandiamo alla prima e alla seconda parte di questo excursus. In ogni caso, questi sono i nostri consigli di oggi per una dolce divagazione tra grande e piccolo schermo.
Shining (1980)
“Che tipo di gelato preferisci tu, Doc?”, chiede il cuoco Dick Hallorann al piccolo Danny durante la visita delle cucine. Appena arrivato all’Overlook Hotel insieme ai suoi genitori, Danny risponde che ama il cioccolato. Nella scena che segue, Hallorann gli confida di possedere i suoi stessi poteri extra-sensoriali di preveggenza (lo shining del titolo, tradotto come luccicanza). I suoi avvertimenti non basteranno a dispensare il ragazzo e la sua famiglia da guai molti seri. Del resto, non ci aspettiamo niente di meno dall’accoppiata creativa di Stephen King e Stanley Kubrick.
Kramer contro Kramer (1979)
Una storia carica di tensione che ruota attorno ad una separazione. Abbandonato dalla moglie, il personaggio interpretato da Dustin Hoffman si trova a dover gestire il figlio da solo. Nella scena in questione il bambino si rifiuta di mangiare, preferendo una grossa confezione di gelato ad una cena più convenzionale.
I Goonies (1985)
In questo classico film per ragazzi degli anni 80, un gruppo di amici è alla ricerca del vascello del leggendario pirata Willy l’Orbo. Prima ancora che l’avventura abbia inizio, però, il simpatico Chunk si trova alle prese con un’intera cella frigorifera piena di gelato. Peccato che la cella nasconda anche il cadavere di un uomo, ucciso da un’improbabile banda di criminali pronti a dar loro la caccia.
Pretty Princess (2001)
La sedicenne Mia, erede al trono di Genovia, si destreggia tra i tentativi di condurre una vita normale e quelli di rispettare l’insidioso galateo di palazzo. Durante una cena formale, si trova di fronte ad un sorbetto alla menta ghiacciato servito per pulire il palato tra una portata e l’altra. Un particolare che però le sfugge. Invece di assaggiarne una punta, ne prende una cucchiaiata intera, sperimentando la sensazione di congelamento repentino del cervello che tutti prima o poi abbiamo provato. Risate assicurate.
Jurassic Park (1993)
Per quanto non vi compaia alcun dinosauro, molti la considerano la scena più bella del film di Steven Spielberg. Trovandosi ad affrontare il fallimento del progetto di una vita, l’anziano proprietario del parco siede da solo ad un tavolo della caffetteria del centro visitatori. Pallido riflesso dell’intrattenitore di poche ore prima, John Hammond assapora malinconicamente un gelato mentre ricorda il proprio lontano passato di ammaestratore di pulci. La paleobotanica Ellie Sattler lo riporta al presente, mostrandogli come la sua ambizione di controllo sia ancora illusoria come un tempo.
Seinfeld (1989-1998)
Nell’articolo precedente avevamo presentato una digressione televisiva con una scena tratta dalla sitcom Friends. Ve ne proponiamo adesso una appartenente alla serie rivale, definita lo “show sul nulla” dagli stessi autori perché privo di una rigida struttura narrativa. George, uno dei personaggi principali, si abbuffa voracemente con un goloso gelato al bar dello stadio, imbrattandosi il viso. Non sa di essere diventato l’involontario protagonista di uno spettacolo esilarante trasmesso in diretta tv.
Un altro gelato mancato
Se avete letto la puntata precedente di questo inventario, saprete che in Colazione da Tiffany Audrey Hepburn avrebbe potuto assaporare un cono gelato invece del croissant con caffè che compare nella scena effettivamente girata. Ebbene, in una divertente sequenza della serie televisiva The Office (2005-2013) è protagonista un gelato dalle caratteristiche decisamente anomale. Il bizzarro capoufficio Michael Scott viene sorpreso alla scrivania di prima mattina intento ad affondare il cucchiaio in una coppetta. “Non è mai troppo presto per un gelato”, dice Michael. Il quale però subito dopo rivela ai colleghi che in mancanza di materia prima ha ripiegato su un’alternativa improvvisata: maionese e olive nere. Sempre di comfort food si tratta, a suo avviso.
I 150 anni del Mercato Centrale
Nel maggio del 1874 fu inaugurato a San Lorenzo lo storico Mercato Centrale di Firenze. I festeggiamenti per i suoi 150 anni ci riportano alle vicende legate a questo spazio straordinario, realizzato in un’epoca di grandi cambiamenti urbanistici e sociali. Una vera istituzione della città, che al pari del quartiere in cui sorge si contraddistingue per un passato ricco di storia e un’anima popolare.
La storia
Il progetto di un nuovo spazio commerciale coperto rispondeva alla necessità di un radicale rinnovamento nell’organizzazione territoriale di Firenze, il periodo del cosiddetto risanamento. Avviata nel 1870 in previsione dello smantellamento del Mercato Vecchio, liberato per fare posto a Piazza della Repubblica, la costruzione del Mercato Centrale permise di far fronte al costante aumento della popolazione e al tempo stesso di dar lustro alla città, che in quegli anni era capitale del Regno d’Italia.
I lavori richiesero l’abbattimento di un intero isolato. L’architetto Giuseppe Mengoni aveva progettato infatti una struttura imponente, ispirata alle Halles parigine e integrata con i materiali più all’avanguardia quali ferro, vetro e ghisa.
Al completamento della costruzione Firenze aveva già perso il primato di capitale ormai da tre anni. Il Mercato Centrale fu abbandonato per due anni prima di diventare il cuore della vita commerciale fiorentina come prevedeva il proposito iniziale.
Mercato e ristorazione
Oggi il complesso ospita al primo piano uno spazio riqualificato per la ristorazione, che dal 2014 accoglie oltre 20 botteghe ed ospita numerosi eventi. Il mercato originale esiste ancora, nonostante una prolungata crisi figlia della grande distribuzione, della fuga dei fiorentini dal centro storico e dell’overtourism. È il capitolo agrodolce di una storia che si rinnova attraverso le fotografie dei turisti, pronti ad immortalare scorci di vita appartenenti ad un’altra epoca.
L’anniversario e il film
Per festeggiare i 150 anni dall’inaugurazione, la struttura ha ospitato a partire dallo scorso marzo una ricca serie di presentazioni, percorsi enogastronomici e rievocazioni storiche.
Tra gli eventi è prevista, entro fine anno, anche la presentazione del film Il cuore della città, 150 anni del mercato centrale di Firenze. Si tratta di una pellicola di 30 minuti attualmente in produzione, diretta da Matteo de Nicolò e Daniele Palmi di Swolly Studio e prodotta da Alain Redaelli e Francesca Papini per Reeload Production Company.
A ottobre si è tenuto il casting per la selezione delle circa 50 comparse previste, che si affiancheranno ai 20 attori toscani che lo interpreteranno. Nel corso di novembre, invece, la troupe filmerà le varie sequenze, ambientate in cinque diverse epoche che hanno segnato la vita del quartiere. In mezzo a banchi ortofrutticoli e botteghe alimentari, la storia racconta in forma di commedia le vicende di San Lorenzo dal 1874 ai giorni nostri.
Tra quotidianità e turismo di massa, tradizione rurale e frenesia metropolitana, il Mercato Centrale resta prima di tutto un luogo d’incontro. Uno spazio che nel migliore spirito fiorentino combina passato e presente, e che da 150 anni permette alla città di vivere l’autenticità del mercato.
Fiorentini illustri: Lorenzo de’ Medici
Lorenzo di Piero de’ Medici, meglio conosciuto come Lorenzo il Magnifico, rappresenta una delle figure più luminose del Rinascimento italiano. Terzo della dinastia dei Medici, nonché suo membro più noto, fu non solo un abile uomo politico, ma l’emblema stesso del principe mecenate.
Un ardente promotore delle arti
Attorniato da intellettuali del calibro di Angelo Poliziano, Marsilio Ficino e Giovanni Pico della Mirandola, e da artisti come Sandro Botticelli e il giovane Michelangelo, Lorenzo riuscì a trasformare Firenze in un epicentro culturale senza pari. Se non avessero goduto del suo patronato, molte figure chiave della cultura fiorentina non avrebbero potuto valorizzare il loro genio. A cominciare da Leonardo da Vinci, accolto nella cerchia di Lorenzo come già era successo per il suo maestro Verrocchio.
Lorenzo stesso fu un artista dai molti talenti. Scrittore e poeta, fu tra i principali sostenitori del recupero della tradizione lirica fiorentina di Dante, Petrarca e Boccaccio. Credeva fermamente nell’importanza di affermare il fiorentino come lingua colta, non solo a Firenze ma in tutta la penisola, un’idea che avrebbe avuto un impatto duraturo sulla storia della lingua italiana. Le sue opere letterarie riflettono la sua profonda considerazione per la transitorietà della vita e per la necessità di goderne pienamente.
«Quant’è bella giovinezza,
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non v’è certezza»
(Estratto da La Canzone di Bacco)
La congiura dei Pazzi
La sua sagacia politica e il carisma nei confronti del popolo distinsero la sua guida della complessa e fragile macchina del potere fiorentino. Tali capacità risultarono particolarmente evidenti alla luce di uno degli episodi più emblematici delle lotte del periodo. Parliamo di un complotto, operato dalla famiglia Pazzi, che mirava a rovesciare la supremazia medicea su Firenze.
Durante un drammatico attentato avvenuto in chiesa, suo fratello Giuliano venne brutalmente assassinato. Lorenzo si salvò riportando solo ferite minori, aiutato da alcuni amici e dal tumulto popolare che si scatenò in suo favore. La sua vendetta fu risoluta e servì da esempio contro chi in futuro avesse voluto minare il potere dei Medici sulla città. Lorenzo riuscì così a ricompattare Firenze e a rafforzare la posizione della sua famiglia, confermandosi come un leader capace di promuovere stabilità in tempi turbolenti.
L’origine dell’epiteto
Il nome di “Magnifico” con cui Lorenzo è passato alla storia non è riferito ai suoi pur straordinari meriti. Si tratta in realtà di un appellativo di cortesia utilizzato per chiunque ricoprisse un ruolo rilevante nella vita pubblica della città. Negli scritti dell’epoca veniva infatti identificato come “Magnifico Lorenzo“. Solo in età moderna questo nome fu alterato nell’arbitrario “Lorenzo il Magnifico” con cui è conosciuto oggi.
Ciò non toglie nulla allo straordinario contribuito che apportò alla vita politica e culturale della Repubblica di Firenze. Basti pensare che il suo sostegno alle arti fu indispensabile per l’esistenza stessa di opere che oggi consideriamo assoluti capolavori, come La Nascita di Venere di Botticelli. Il suo nome rimane legato al periodo di massimo splendore del Rinascimento fiorentino, un’epoca straordinaria per la storia dell’arte e il pensiero umanistico.
4 novembre 1966: l’alluvione di Firenze
Il 4 novembre di cinquantotto anni fa, dopo dieci giorni di pioggia ininterrotta, il fiume Arno straripò dagli argini inondando il centro storico. L’alluvione di Firenze provocò molte vittime e danni incalcolabili in tutta la provincia. Ad essere colpito fu anche l’immenso patrimonio artistico della città, in soccorso del quale arrivarono da tutto il mondo i cosiddetti “angeli del fango“.
Una calamità inattesa
Sebbene nella memoria dei fiorentini a restare impresse furono soprattutto le immagini del centro della città sommerso dall’acqua e dal fango, gli eventi alluvionali dell’autunno 1966 anni fa riguardarono l’intero bacino idrografico dell’Arno, e in misura minore anche altre zone d’Italia.
Gli ultimi giorni di ottobre e i primi di novembre furono segnati da intense precipitazioni, che aumentarono di intensità nella giornata del 3. In città nessuno si preoccupò molto. Abituati alle piene del fiume, comuni durante la stagione, i fiorentini non si resero conto della forza devastante che stava per colpirli.
L’inondazione
La mattina del 4 novembre un’onda di tre metri si riversò nelle vie travolgendo automobili, abitazioni e edifici storici. Se non fosse stato un venerdì di festa nazionale, il numero di persone sorprese in strada sarebbe stato molto più alto e così il conto delle vittime. L’acqua sommerse case, negozi e monumenti, isolando la città e determinando anche l’interruzione dei servizi telefonici ed elettrici.
In un’epoca che ancora non prevedeva un sistema nazionale che potesse rispondere efficacemente all’emergenza, i soccorsi furono tardivi e privi di un vero coordinamento. Quando l’Arno si ritirò, nel corso dei due giorni successivi, lasciò la città sotto 600mila tonnellate di fango.
Nel complesso, l’alluvione provocò 35 vittime nella provincia di Firenze; le famiglie alluvionate furono quasi 20mila, e 4mila quelle rimaste senza casa.
Gli angeli del fango
Se ancora nel nostro Paese non esisteva una rete di soccorso organizzata, attivata solo alcuni anni più tardi, a mobilitarsi senza esitazione fu la gente comune. Accorsi da ogni parte d’Italia e da molti Paesi esteri, migliaia di volontari si misero al lavoro per salvaguardare il patrimonio culturale della città. Per quanto incruenti rispetto alle perdite umane, i danni provocati a monumenti e opere d’arte furono enormi. Nei magazzini della Biblioteca Nazionale Centrale innumerevoli preziosi manoscritti ed opere a stampa furono coperti di fango. Lo stesso accadde nei depositi degli Uffizi, che ospitavano lavori di indiscusso valore. Nella Basilica di Santa Croce, il Crocifisso di Cimabue rimase danneggiato nella quasi totalità. Gli angeli del fango salvarono dalla devastazione le inestimabili testimonianze di secoli di arte e di storia. Costituirono uno dei primi esempi di mobilitazione giovanile spontanea, e restano oggi tra le immagini più significative della tragedia.
Conseguenze indelebili
Le tracce fisiche della catastrofe rimasero impresse su moltissimi monumenti, edifici e chiese cittadine, e varie targhe ricordano il livello raggiunto dalla piena. Nel quartiere di Santa Croce, la targa di Via dei Neri segna il punto più alto toccato dall’acqua: 4 metri e 92 centimetri.
L’alluvione ebbe ripercussioni profonde anche sulla vita dei fiorentini, e molti tra coloro che persero case e attività si trasferirono altrove. I testimoni rievocano l’accaduto ancora oggi, a ricordo di un evento che cambiò radicalmente il volto di Firenze e la vita dei suoi abitanti.
Ricette gelato per un Halloween da brivido
Avete già organizzato il menu perfetto per la vostra cena di Halloween? Perché non concludere la serata con un dolce a tema a base di gelato, che evochi il vero spirito di questa ricorrenza? Se invece preferite celebrare streghe e fantasmi con un dessert nel pomeriggio, le proposte che seguono sono ideali anche per una merenda. Ecco le nostre raccomandazioni per una festa mostruosamente deliziosa.
Gelato alla zucca e cioccolato fondente
Una combinazione che unisce la dolcezza della zucca e l’intensità del cioccolato fondente. Avrete bisogno di una gelatiera domestica per questa ricetta. Gli ingredienti sono per 6 persone.
Partiamo dalla base per il vostro gelato. Mescolate 150 grammi di zucchero e 4 tuorli d’uovo. Quindi scaldate 200 grammi di latte e 200 grammi di panna fresca fino all’ebollizione. Togliete dal fuoco, unite tutti gli ingredienti e frullate. Infine riponete in frigorifero per raffreddare fino a 4°.
Tagliate una zucca rimuovendo la buccia e i semi in modo da ottenere 250 grammi di polpa. Cuocete in forno a 180° oppure in microonde per 30 minuti. Frullate e amalgamate con la base già preparata. Lasciate riposare in frigorifero per 30 minuti. Aggiungete il cioccolato in pezzi e inserite il composto nella gelatiera, lavorandolo fino a raggiungere la consistenza ottimale.
Per chi di voi fosse invece in cerca di un delizioso sorbetto alla zucca, vi aspettiamo all’Antica Gelateria Fiorentina.
Mandarini ripieni
Un semplice dolce che trasforma i mandarini in zucche gelato.
Lavate i mandarini e ritagliate con la punta di un coltello affilato la sagoma di occhi, naso e bocca. L’obiettivo è renderli somiglianti quanto più possibile ad una classica zucca di Halloween.
Tagliate e rimuovete le calotte, tenendole da parte per dopo. Svuotate delicatamente i mandarini, facendo attenzione a non rompere la buccia o danneggiare gli intagli realizzati. Se l’effetto non è soddisfacente potete riempire le forme di occhi, naso e bocca con della pasta di zucchero nera.
Riempite le coppette di mandarino con un gelato alla stracciatella e riposizionate la calotta. Riponete in freezer per almeno 2 ore e trasferite in frigorifero per 15 minuti prima di servire.
Soluzioni dell’ultimo minuto
I vostri invitati stanno per arrivare e non avete ancora un dolce da servire? Potete sempre imbandire la tavola con delle coppette gelato che richiamino colori e contrasti tipici di Halloween.
La prima soluzione prevede di utilizzare la classica combinazione cromatica di nero e arancione (o marrone scuro e arancione). Utilizzate un gelato al cioccolato fondente e un gusto mango, arancia, mandarino o pesca.
In alternativa, presentate delle coppette di gelato alla panna decorate con un topping all’amarena. Usate ingegno e fantasia per fare in modo l’effetto finale richiami delle gocce di sangue. Le suggestioni offerte della notte più spaventosa dell’anno faranno il resto.
Gelato artigianale: consumi e tendenze
Lasciata alle spalle un’estate ricca di spunti e novità, il gelato artigianale conferma di occupare un posto speciale nel cuore e nel palato degli italiani. Il mercato si presenta in ottima forma, con numeri e trend che dimostrano una crescita costante e un grande interesse per l’innovazione.
I dati del settore
C’era una volta il gelato come prodotto prevalentemente estivo. Se le torride giornate di qualche mese fa restano solo un ricordo, questo autunno ci ricorda come ormai da tempo il gelato sia un alimento amato e consumato in ogni stagione. In grado, tra l’altro, di giocare una parte fondamentale per tutto il mercato dei dolci e della pasticceria. Si tratta di un dato più volte rilevato anche dall’Osservatorio Sigep, da quarant’anni punto di riferimento per il food service dolce.
I numeri, del resto, sono significativi. Sono 39mila i punti vendita presenti sul territorio nazionale (di cui oltre 9mila gelaterie, 12mila pasticcerie e circa 18mila bar) che offrono gelato artigianale. Una filiera che nel complesso dà lavoro a più di 100mila persone. Gli ultimi anni hanno registrato un fatturato vicino ai 3 miliardi di euro, cifra che sul mercato europeo supera i 10 miliardi. Il trend viene peraltro rafforzato dalle stime, che prevedono un’ulteriore crescita nei prossimi anni, in particolar modo nelle città d’arte.
Tutto questo a dispetto del significativo aumento del prezzo al chilo, che a Firenze è stato del 26% in tre anni. Un rincaro dovuto innanzitutto all’aumento del costo di produzione delle materie prime come latte, zucchero, frutta e cioccolato, ma anche dei costi legati al trasporto e all’energia.
Salute e innovazione
Si stima che ogni italiano consumi in un anno una media di 2 kg di gelato artigianale. Ma quali sono i gusti più apprezzati e le tendenze più in voga?
Da una parte, i consumatori esprimono una crescente attenzione verso qualità del prodotto e stili di vita più sani. Questo si traduce ad esempio in un interesse sempre vivo verso ingredienti biologici, vegani e con un minore apporto zuccherino. Dall’altra, clienti e mastri gelatieri dimostrano un forte desiderio di innovazione, con proposte sempre nuove che si affiancano a quelle tradizionali. Accanto a gusti intramontabili come il cioccolato compaiono sapori legati al territorio come le erbe aromatiche, ad esempio il basilico o la lavanda. Mentre ai frutti esotici ormai da molti anni sdoganati come mango e papaya si uniscono il lichi e lo yuzu. Senza tralasciare coloro che sono in cerca di esperienze più audaci, ai quali sono dedicati i gusti più stravaganti del mondo.
Pistacchiomania
In molti ci avrebbero scommesso e così è stato: il pistacchio si è imposto come il gelato più amato dell’estate 2024. Un gusto che da nord a sud riesce a mettere d’accordo proprio tutti. Va da sé che gli appassionati troveranno all’Antica Gelateria Fiorentina di che soddisfare i propri desideri. Si va dal classico gelato realizzato con pistacchi siciliani 100% alla variegatura che impreziosisce il nostro gusto Persiano, uno dei più apprezzati dai clienti.
Tra antiche conferme e strabilianti scoperte, restiamo in attesa di quanto saprà regalarci in futuro il dinamico mondo del gelato artigianale.
Dalle borgate ai rioni: i quartieri storici di Firenze
Nel corso della sua lunga storia, la città di Firenze è stata oggetto di numerosi frazionamenti e raggruppamenti, necessari al buon governo della Repubblica. Il primo agglomerato romano aveva assorbito al suo interno intere borgate formatesi lungo le principali vie di comunicazione. Da qui iniziarono presto a definirsi delle vere sezioni amministrative che erano talvolta guidate dai propri capitani o gonfalonieri.
Ancora oggi gli attuali quartieri sono suddivisi in aree che comprendono talvolta solo una manciata di vie e piazze. Nonostante i molti cambiamenti occorsi nella seconda metà del Novecento, è tuttora possibile riscontrare nei vari rioni i tratti distintivi della loro identità.
I quartieri storici
Già dall’epoca romana la città fu più volte tagliata in quattro o sei ripartizioni, dettate dal progressivo allargamento della cerchia muraria. La rivoluzione maggiore arrivò tra il 1284 e il 1333, con la costruzione delle mura che avrebbero difeso Firenze per i cinque secoli successivi. I quartieri istituiti pochi anni più tardi, che costituiscono quello che è oggi considerato il centro storico della città, presero il loro nome dai principali luoghi di culto presenti sul loro territorio: San Giovanni nel quadrante nord-est, Santa Maria Novella a nord-ovest, , Santa Croce a sud-est e Santo Spirito a sud-ovest. In piazza della Repubblica la Colonna dell’Abbondanza, che contraddistingueva l’antico centro, segna il confine dei primi tre (resta escluso Santo Spirito che si trova oltrarno).
Dal 1930 ad ogni quartiere è associata una squadra che prende parte al torneo del calcio storico fiorentino. Sebbene nei duecento anni precedenti non fossero state organizzate le caratteristiche partite, negli anni la tradizione si è riaffermata ed è profondamente legata all’identità dei vari quartieri. Oggi è la manifestazione rievocativa più importante della città, tenuta in piazza Santa Croce in occasione degli annuali festeggiamenti di San Giovanni.
La vita nei rioni
I fiorentini cresciuti nel periodo del dopoguerra sono particolarmente legati al ricordo degli aspetti familiari che contraddistinguevano le strade della loro giovinezza. I rioni del perimetro cittadino somigliavano a tanti piccoli paesi, ognuno con una propria comunità dalla personalità definita. La vita rionale si sviluppava attorno a luoghi di aggregazione come parrocchie, case del popolo, campetti di calcio, botteghe e mercati.
Perdita e recupero dell’identità rionale
Tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, una serie di trasformazioni urbanistiche, sociali ed economiche iniziò ad erodere il carattere distintivo dei rioni. L’alluvione del 1966 fece da spartiacque ed inaugurò un’epoca di cambiamenti. Il boom edilizio e la motorizzazione di massa portarono i fiorentini fuori dal centro, modificando così la fisionomia e le dinamiche della città.
Oggi Firenze si estende su cinque quartieri, il primo dei quali comprende il centro storico. È indicativo che i quartieri periferici contino in larga misura una superficie e una popolazione superiori alla porzione di città racchiusa entro il perimetro originale. Anche i suoi abitanti, del resto, non somigliano molto ai genitori e ai nonni che un tempo facevano la spola tra la chiesa e il campo di calcio in bicicletta o in lambretta. Eppure, gli ultimi anni hanno visto rifiorire l’interesse nei confronti di una dimensione più umana della città. Un ritorno ad una visione della comunità come parte integrante del territorio, che vedrà forse un parziale riscatto della bottega sotto casa nei confronti dell’impersonale supermercato.