Il gelato al cinema – Parte 3
Siamo al terzo appuntamento con un tema che ha riscosso molto successo sulle pagine social dell’Antica Gelateria Fiorentina. Parliamo delle più celebri scene cinematografiche (e in qualche caso televisive) che vedono il gelato come protagonista più o meno diretto. Se volete rinfrescarvi la memoria vi rimandiamo alla prima e alla seconda parte di questo excursus. In ogni caso, questi sono i nostri consigli di oggi per una dolce divagazione tra grande e piccolo schermo.
Shining (1980)
“Che tipo di gelato preferisci tu, Doc?”, chiede il cuoco Dick Hallorann al piccolo Danny durante la visita delle cucine. Appena arrivato all’Overlook Hotel insieme ai suoi genitori, Danny risponde che ama il cioccolato. Nella scena che segue, Hallorann gli confida di possedere i suoi stessi poteri extra-sensoriali di preveggenza (lo shining del titolo, tradotto come luccicanza). I suoi avvertimenti non basteranno a dispensare il ragazzo e la sua famiglia da guai molti seri. Del resto, non ci aspettiamo niente di meno dall’accoppiata creativa di Stephen King e Stanley Kubrick.
Kramer contro Kramer (1979)
Una storia carica di tensione che ruota attorno ad una separazione. Abbandonato dalla moglie, il personaggio interpretato da Dustin Hoffman si trova a dover gestire il figlio da solo. Nella scena in questione il bambino si rifiuta di mangiare, preferendo una grossa confezione di gelato ad una cena più convenzionale.
I Goonies (1985)
In questo classico film per ragazzi degli anni 80, un gruppo di amici è alla ricerca del vascello del leggendario pirata Willy l’Orbo. Prima ancora che l’avventura abbia inizio, però, il simpatico Chunk si trova alle prese con un’intera cella frigorifera piena di gelato. Peccato che la cella nasconda anche il cadavere di un uomo, ucciso da un’improbabile banda di criminali pronti a dar loro la caccia.
Pretty Princess (2001)
La sedicenne Mia, erede al trono di Genovia, si destreggia tra i tentativi di condurre una vita normale e quelli di rispettare l’insidioso galateo di palazzo. Durante una cena formale, si trova di fronte ad un sorbetto alla menta ghiacciato servito per pulire il palato tra una portata e l’altra. Un particolare che però le sfugge. Invece di assaggiarne una punta, ne prende una cucchiaiata intera, sperimentando la sensazione di congelamento repentino del cervello che tutti prima o poi abbiamo provato. Risate assicurate.
Jurassic Park (1993)
Per quanto non vi compaia alcun dinosauro, molti la considerano la scena più bella del film di Steven Spielberg. Trovandosi ad affrontare il fallimento del progetto di una vita, l’anziano proprietario del parco siede da solo ad un tavolo della caffetteria del centro visitatori. Pallido riflesso dell’intrattenitore di poche ore prima, John Hammond assapora malinconicamente un gelato mentre ricorda il proprio lontano passato di ammaestratore di pulci. La paleobotanica Ellie Sattler lo riporta al presente, mostrandogli come la sua ambizione di controllo sia ancora illusoria come un tempo.
Seinfeld (1989-1998)
Nell’articolo precedente avevamo presentato una digressione televisiva con una scena tratta dalla sitcom Friends. Ve ne proponiamo adesso una appartenente alla serie rivale, definita lo “show sul nulla” dagli stessi autori perché privo di una rigida struttura narrativa. George, uno dei personaggi principali, si abbuffa voracemente con un goloso gelato al bar dello stadio, imbrattandosi il viso. Non sa di essere diventato l’involontario protagonista di uno spettacolo esilarante trasmesso in diretta tv.
Un altro gelato mancato
Se avete letto la puntata precedente di questo inventario, saprete che in Colazione da Tiffany Audrey Hepburn avrebbe potuto assaporare un cono gelato invece del croissant con caffè che compare nella scena effettivamente girata. Ebbene, in una divertente sequenza della serie televisiva The Office (2005-2013) è protagonista un gelato dalle caratteristiche decisamente anomale. Il bizzarro capoufficio Michael Scott viene sorpreso alla scrivania di prima mattina intento ad affondare il cucchiaio in una coppetta. “Non è mai troppo presto per un gelato”, dice Michael. Il quale però subito dopo rivela ai colleghi che in mancanza di materia prima ha ripiegato su un’alternativa improvvisata: maionese e olive nere. Sempre di comfort food si tratta, a suo avviso.
I 150 anni del Mercato Centrale
Nel maggio del 1874 fu inaugurato a San Lorenzo lo storico Mercato Centrale di Firenze. I festeggiamenti per i suoi 150 anni ci riportano alle vicende legate a questo spazio straordinario, realizzato in un’epoca di grandi cambiamenti urbanistici e sociali. Una vera istituzione della città, che al pari del quartiere in cui sorge si contraddistingue per un passato ricco di storia e un’anima popolare.
La storia
Il progetto di un nuovo spazio commerciale coperto rispondeva alla necessità di un radicale rinnovamento nell’organizzazione territoriale di Firenze, il periodo del cosiddetto risanamento. Avviata nel 1870 in previsione dello smantellamento del Mercato Vecchio, liberato per fare posto a Piazza della Repubblica, la costruzione del Mercato Centrale permise di far fronte al costante aumento della popolazione e al tempo stesso di dar lustro alla città, che in quegli anni era capitale del Regno d’Italia.
I lavori richiesero l’abbattimento di un intero isolato. L’architetto Giuseppe Mengoni aveva progettato infatti una struttura imponente, ispirata alle Halles parigine e integrata con i materiali più all’avanguardia quali ferro, vetro e ghisa.
Al completamento della costruzione Firenze aveva già perso il primato di capitale ormai da tre anni. Il Mercato Centrale fu abbandonato per due anni prima di diventare il cuore della vita commerciale fiorentina come prevedeva il proposito iniziale.
Mercato e ristorazione
Oggi il complesso ospita al primo piano uno spazio riqualificato per la ristorazione, che dal 2014 accoglie oltre 20 botteghe ed ospita numerosi eventi. Il mercato originale esiste ancora, nonostante una prolungata crisi figlia della grande distribuzione, della fuga dei fiorentini dal centro storico e dell’overtourism. È il capitolo agrodolce di una storia che si rinnova attraverso le fotografie dei turisti, pronti ad immortalare scorci di vita appartenenti ad un’altra epoca.
L’anniversario e il film
Per festeggiare i 150 anni dall’inaugurazione, la struttura ha ospitato a partire dallo scorso marzo una ricca serie di presentazioni, percorsi enogastronomici e rievocazioni storiche.
Tra gli eventi è prevista, entro fine anno, anche la presentazione del film Il cuore della città, 150 anni del mercato centrale di Firenze. Si tratta di una pellicola di 30 minuti attualmente in produzione, diretta da Matteo de Nicolò e Daniele Palmi di Swolly Studio e prodotta da Alain Redaelli e Francesca Papini per Reeload Production Company.
A ottobre si è tenuto il casting per la selezione delle circa 50 comparse previste, che si affiancheranno ai 20 attori toscani che lo interpreteranno. Nel corso di novembre, invece, la troupe filmerà le varie sequenze, ambientate in cinque diverse epoche che hanno segnato la vita del quartiere. In mezzo a banchi ortofrutticoli e botteghe alimentari, la storia racconta in forma di commedia le vicende di San Lorenzo dal 1874 ai giorni nostri.
Tra quotidianità e turismo di massa, tradizione rurale e frenesia metropolitana, il Mercato Centrale resta prima di tutto un luogo d’incontro. Uno spazio che nel migliore spirito fiorentino combina passato e presente, e che da 150 anni permette alla città di vivere l’autenticità del mercato.
Fiorentini illustri: Lorenzo de’ Medici
Lorenzo di Piero de’ Medici, meglio conosciuto come Lorenzo il Magnifico, rappresenta una delle figure più luminose del Rinascimento italiano. Terzo della dinastia dei Medici, nonché suo membro più noto, fu non solo un abile uomo politico, ma l’emblema stesso del principe mecenate.
Un ardente promotore delle arti
Attorniato da intellettuali del calibro di Angelo Poliziano, Marsilio Ficino e Giovanni Pico della Mirandola, e da artisti come Sandro Botticelli e il giovane Michelangelo, Lorenzo riuscì a trasformare Firenze in un epicentro culturale senza pari. Se non avessero goduto del suo patronato, molte figure chiave della cultura fiorentina non avrebbero potuto valorizzare il loro genio. A cominciare da Leonardo da Vinci, accolto nella cerchia di Lorenzo come già era successo per il suo maestro Verrocchio.
Lorenzo stesso fu un artista dai molti talenti. Scrittore e poeta, fu tra i principali sostenitori del recupero della tradizione lirica fiorentina di Dante, Petrarca e Boccaccio. Credeva fermamente nell’importanza di affermare il fiorentino come lingua colta, non solo a Firenze ma in tutta la penisola, un’idea che avrebbe avuto un impatto duraturo sulla storia della lingua italiana. Le sue opere letterarie riflettono la sua profonda considerazione per la transitorietà della vita e per la necessità di goderne pienamente.
«Quant’è bella giovinezza,
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non v’è certezza»
(Estratto da La Canzone di Bacco)
La congiura dei Pazzi
La sua sagacia politica e il carisma nei confronti del popolo distinsero la sua guida della complessa e fragile macchina del potere fiorentino. Tali capacità risultarono particolarmente evidenti alla luce di uno degli episodi più emblematici delle lotte del periodo. Parliamo di un complotto, operato dalla famiglia Pazzi, che mirava a rovesciare la supremazia medicea su Firenze.
Durante un drammatico attentato avvenuto in chiesa, suo fratello Giuliano venne brutalmente assassinato. Lorenzo si salvò riportando solo ferite minori, aiutato da alcuni amici e dal tumulto popolare che si scatenò in suo favore. La sua vendetta fu risoluta e servì da esempio contro chi in futuro avesse voluto minare il potere dei Medici sulla città. Lorenzo riuscì così a ricompattare Firenze e a rafforzare la posizione della sua famiglia, confermandosi come un leader capace di promuovere stabilità in tempi turbolenti.
L’origine dell’epiteto
Il nome di “Magnifico” con cui Lorenzo è passato alla storia non è riferito ai suoi pur straordinari meriti. Si tratta in realtà di un appellativo di cortesia utilizzato per chiunque ricoprisse un ruolo rilevante nella vita pubblica della città. Negli scritti dell’epoca veniva infatti identificato come “Magnifico Lorenzo“. Solo in età moderna questo nome fu alterato nell’arbitrario “Lorenzo il Magnifico” con cui è conosciuto oggi.
Ciò non toglie nulla allo straordinario contribuito che apportò alla vita politica e culturale della Repubblica di Firenze. Basti pensare che il suo sostegno alle arti fu indispensabile per l’esistenza stessa di opere che oggi consideriamo assoluti capolavori, come La Nascita di Venere di Botticelli. Il suo nome rimane legato al periodo di massimo splendore del Rinascimento fiorentino, un’epoca straordinaria per la storia dell’arte e il pensiero umanistico.
4 novembre 1966: l’alluvione di Firenze
Il 4 novembre di cinquantotto anni fa, dopo dieci giorni di pioggia ininterrotta, il fiume Arno straripò dagli argini inondando il centro storico. L’alluvione di Firenze provocò molte vittime e danni incalcolabili in tutta la provincia. Ad essere colpito fu anche l’immenso patrimonio artistico della città, in soccorso del quale arrivarono da tutto il mondo i cosiddetti “angeli del fango“.
Una calamità inattesa
Sebbene nella memoria dei fiorentini a restare impresse furono soprattutto le immagini del centro della città sommerso dall’acqua e dal fango, gli eventi alluvionali dell’autunno 1966 anni fa riguardarono l’intero bacino idrografico dell’Arno, e in misura minore anche altre zone d’Italia.
Gli ultimi giorni di ottobre e i primi di novembre furono segnati da intense precipitazioni, che aumentarono di intensità nella giornata del 3. In città nessuno si preoccupò molto. Abituati alle piene del fiume, comuni durante la stagione, i fiorentini non si resero conto della forza devastante che stava per colpirli.
L’inondazione
La mattina del 4 novembre un’onda di tre metri si riversò nelle vie travolgendo automobili, abitazioni e edifici storici. Se non fosse stato un venerdì di festa nazionale, il numero di persone sorprese in strada sarebbe stato molto più alto e così il conto delle vittime. L’acqua sommerse case, negozi e monumenti, isolando la città e determinando anche l’interruzione dei servizi telefonici ed elettrici.
In un’epoca che ancora non prevedeva un sistema nazionale che potesse rispondere efficacemente all’emergenza, i soccorsi furono tardivi e privi di un vero coordinamento. Quando l’Arno si ritirò, nel corso dei due giorni successivi, lasciò la città sotto 600mila tonnellate di fango.
Nel complesso, l’alluvione provocò 35 vittime nella provincia di Firenze; le famiglie alluvionate furono quasi 20mila, e 4mila quelle rimaste senza casa.
Gli angeli del fango
Se ancora nel nostro Paese non esisteva una rete di soccorso organizzata, attivata solo alcuni anni più tardi, a mobilitarsi senza esitazione fu la gente comune. Accorsi da ogni parte d’Italia e da molti Paesi esteri, migliaia di volontari si misero al lavoro per salvaguardare il patrimonio culturale della città. Per quanto incruenti rispetto alle perdite umane, i danni provocati a monumenti e opere d’arte furono enormi. Nei magazzini della Biblioteca Nazionale Centrale innumerevoli preziosi manoscritti ed opere a stampa furono coperti di fango. Lo stesso accadde nei depositi degli Uffizi, che ospitavano lavori di indiscusso valore. Nella Basilica di Santa Croce, il Crocifisso di Cimabue rimase danneggiato nella quasi totalità. Gli angeli del fango salvarono dalla devastazione le inestimabili testimonianze di secoli di arte e di storia. Costituirono uno dei primi esempi di mobilitazione giovanile spontanea, e restano oggi tra le immagini più significative della tragedia.
Conseguenze indelebili
Le tracce fisiche della catastrofe rimasero impresse su moltissimi monumenti, edifici e chiese cittadine, e varie targhe ricordano il livello raggiunto dalla piena. Nel quartiere di Santa Croce, la targa di Via dei Neri segna il punto più alto toccato dall’acqua: 4 metri e 92 centimetri.
L’alluvione ebbe ripercussioni profonde anche sulla vita dei fiorentini, e molti tra coloro che persero case e attività si trasferirono altrove. I testimoni rievocano l’accaduto ancora oggi, a ricordo di un evento che cambiò radicalmente il volto di Firenze e la vita dei suoi abitanti.
Ricette gelato per un Halloween da brivido
Avete già organizzato il menu perfetto per la vostra cena di Halloween? Perché non concludere la serata con un dolce a tema a base di gelato, che evochi il vero spirito di questa ricorrenza? Se invece preferite celebrare streghe e fantasmi con un dessert nel pomeriggio, le proposte che seguono sono ideali anche per una merenda. Ecco le nostre raccomandazioni per una festa mostruosamente deliziosa.
Gelato alla zucca e cioccolato fondente
Una combinazione che unisce la dolcezza della zucca e l’intensità del cioccolato fondente. Avrete bisogno di una gelatiera domestica per questa ricetta. Gli ingredienti sono per 6 persone.
Partiamo dalla base per il vostro gelato. Mescolate 150 grammi di zucchero e 4 tuorli d’uovo. Quindi scaldate 200 grammi di latte e 200 grammi di panna fresca fino all’ebollizione. Togliete dal fuoco, unite tutti gli ingredienti e frullate. Infine riponete in frigorifero per raffreddare fino a 4°.
Tagliate una zucca rimuovendo la buccia e i semi in modo da ottenere 250 grammi di polpa. Cuocete in forno a 180° oppure in microonde per 30 minuti. Frullate e amalgamate con la base già preparata. Lasciate riposare in frigorifero per 30 minuti. Aggiungete il cioccolato in pezzi e inserite il composto nella gelatiera, lavorandolo fino a raggiungere la consistenza ottimale.
Per chi di voi fosse invece in cerca di un delizioso sorbetto alla zucca, vi aspettiamo all’Antica Gelateria Fiorentina.
Mandarini ripieni
Un semplice dolce che trasforma i mandarini in zucche gelato.
Lavate i mandarini e ritagliate con la punta di un coltello affilato la sagoma di occhi, naso e bocca. L’obiettivo è renderli somiglianti quanto più possibile ad una classica zucca di Halloween.
Tagliate e rimuovete le calotte, tenendole da parte per dopo. Svuotate delicatamente i mandarini, facendo attenzione a non rompere la buccia o danneggiare gli intagli realizzati. Se l’effetto non è soddisfacente potete riempire le forme di occhi, naso e bocca con della pasta di zucchero nera.
Riempite le coppette di mandarino con un gelato alla stracciatella e riposizionate la calotta. Riponete in freezer per almeno 2 ore e trasferite in frigorifero per 15 minuti prima di servire.
Soluzioni dell’ultimo minuto
I vostri invitati stanno per arrivare e non avete ancora un dolce da servire? Potete sempre imbandire la tavola con delle coppette gelato che richiamino colori e contrasti tipici di Halloween.
La prima soluzione prevede di utilizzare la classica combinazione cromatica di nero e arancione (o marrone scuro e arancione). Utilizzate un gelato al cioccolato fondente e un gusto mango, arancia, mandarino o pesca.
In alternativa, presentate delle coppette di gelato alla panna decorate con un topping all’amarena. Usate ingegno e fantasia per fare in modo l’effetto finale richiami delle gocce di sangue. Le suggestioni offerte della notte più spaventosa dell’anno faranno il resto.
Gelato artigianale: consumi e tendenze
Lasciata alle spalle un’estate ricca di spunti e novità, il gelato artigianale conferma di occupare un posto speciale nel cuore e nel palato degli italiani. Il mercato si presenta in ottima forma, con numeri e trend che dimostrano una crescita costante e un grande interesse per l’innovazione.
I dati del settore
C’era una volta il gelato come prodotto prevalentemente estivo. Se le torride giornate di qualche mese fa restano solo un ricordo, questo autunno ci ricorda come ormai da tempo il gelato sia un alimento amato e consumato in ogni stagione. In grado, tra l’altro, di giocare una parte fondamentale per tutto il mercato dei dolci e della pasticceria. Si tratta di un dato più volte rilevato anche dall’Osservatorio Sigep, da quarant’anni punto di riferimento per il food service dolce.
I numeri, del resto, sono significativi. Sono 39mila i punti vendita presenti sul territorio nazionale (di cui oltre 9mila gelaterie, 12mila pasticcerie e circa 18mila bar) che offrono gelato artigianale. Una filiera che nel complesso dà lavoro a più di 100mila persone. Gli ultimi anni hanno registrato un fatturato vicino ai 3 miliardi di euro, cifra che sul mercato europeo supera i 10 miliardi. Il trend viene peraltro rafforzato dalle stime, che prevedono un’ulteriore crescita nei prossimi anni, in particolar modo nelle città d’arte.
Tutto questo a dispetto del significativo aumento del prezzo al chilo, che a Firenze è stato del 26% in tre anni. Un rincaro dovuto innanzitutto all’aumento del costo di produzione delle materie prime come latte, zucchero, frutta e cioccolato, ma anche dei costi legati al trasporto e all’energia.
Salute e innovazione
Si stima che ogni italiano consumi in un anno una media di 2 kg di gelato artigianale. Ma quali sono i gusti più apprezzati e le tendenze più in voga?
Da una parte, i consumatori esprimono una crescente attenzione verso qualità del prodotto e stili di vita più sani. Questo si traduce ad esempio in un interesse sempre vivo verso ingredienti biologici, vegani e con un minore apporto zuccherino. Dall’altra, clienti e mastri gelatieri dimostrano un forte desiderio di innovazione, con proposte sempre nuove che si affiancano a quelle tradizionali. Accanto a gusti intramontabili come il cioccolato compaiono sapori legati al territorio come le erbe aromatiche, ad esempio il basilico o la lavanda. Mentre ai frutti esotici ormai da molti anni sdoganati come mango e papaya si uniscono il lichi e lo yuzu. Senza tralasciare coloro che sono in cerca di esperienze più audaci, ai quali sono dedicati i gusti più stravaganti del mondo.
Pistacchiomania
In molti ci avrebbero scommesso e così è stato: il pistacchio si è imposto come il gelato più amato dell’estate 2024. Un gusto che da nord a sud riesce a mettere d’accordo proprio tutti. Va da sé che gli appassionati troveranno all’Antica Gelateria Fiorentina di che soddisfare i propri desideri. Si va dal classico gelato realizzato con pistacchi siciliani 100% alla variegatura che impreziosisce il nostro gusto Persiano, uno dei più apprezzati dai clienti.
Tra antiche conferme e strabilianti scoperte, restiamo in attesa di quanto saprà regalarci in futuro il dinamico mondo del gelato artigianale.
Dalle borgate ai rioni: i quartieri storici di Firenze
Nel corso della sua lunga storia, la città di Firenze è stata oggetto di numerosi frazionamenti e raggruppamenti, necessari al buon governo della Repubblica. Il primo agglomerato romano aveva assorbito al suo interno intere borgate formatesi lungo le principali vie di comunicazione. Da qui iniziarono presto a definirsi delle vere sezioni amministrative che erano talvolta guidate dai propri capitani o gonfalonieri.
Ancora oggi gli attuali quartieri sono suddivisi in aree che comprendono talvolta solo una manciata di vie e piazze. Nonostante i molti cambiamenti occorsi nella seconda metà del Novecento, è tuttora possibile riscontrare nei vari rioni i tratti distintivi della loro identità.
I quartieri storici
Già dall’epoca romana la città fu più volte tagliata in quattro o sei ripartizioni, dettate dal progressivo allargamento della cerchia muraria. La rivoluzione maggiore arrivò tra il 1284 e il 1333, con la costruzione delle mura che avrebbero difeso Firenze per i cinque secoli successivi. I quartieri istituiti pochi anni più tardi, che costituiscono quello che è oggi considerato il centro storico della città, presero il loro nome dai principali luoghi di culto presenti sul loro territorio: San Giovanni nel quadrante nord-est, Santa Maria Novella a nord-ovest, , Santa Croce a sud-est e Santo Spirito a sud-ovest. In piazza della Repubblica la Colonna dell’Abbondanza, che contraddistingueva l’antico centro, segna il confine dei primi tre (resta escluso Santo Spirito che si trova oltrarno).
Dal 1930 ad ogni quartiere è associata una squadra che prende parte al torneo del calcio storico fiorentino. Sebbene nei duecento anni precedenti non fossero state organizzate le caratteristiche partite, negli anni la tradizione si è riaffermata ed è profondamente legata all’identità dei vari quartieri. Oggi è la manifestazione rievocativa più importante della città, tenuta in piazza Santa Croce in occasione degli annuali festeggiamenti di San Giovanni.
La vita nei rioni
I fiorentini cresciuti nel periodo del dopoguerra sono particolarmente legati al ricordo degli aspetti familiari che contraddistinguevano le strade della loro giovinezza. I rioni del perimetro cittadino somigliavano a tanti piccoli paesi, ognuno con una propria comunità dalla personalità definita. La vita rionale si sviluppava attorno a luoghi di aggregazione come parrocchie, case del popolo, campetti di calcio, botteghe e mercati.
Perdita e recupero dell’identità rionale
Tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, una serie di trasformazioni urbanistiche, sociali ed economiche iniziò ad erodere il carattere distintivo dei rioni. L’alluvione del 1966 fece da spartiacque ed inaugurò un’epoca di cambiamenti. Il boom edilizio e la motorizzazione di massa portarono i fiorentini fuori dal centro, modificando così la fisionomia e le dinamiche della città.
Oggi Firenze si estende su cinque quartieri, il primo dei quali comprende il centro storico. È indicativo che i quartieri periferici contino in larga misura una superficie e una popolazione superiori alla porzione di città racchiusa entro il perimetro originale. Anche i suoi abitanti, del resto, non somigliano molto ai genitori e ai nonni che un tempo facevano la spola tra la chiesa e il campo di calcio in bicicletta o in lambretta. Eppure, gli ultimi anni hanno visto rifiorire l’interesse nei confronti di una dimensione più umana della città. Un ritorno ad una visione della comunità come parte integrante del territorio, che vedrà forse un parziale riscatto della bottega sotto casa nei confronti dell’impersonale supermercato.
La giornata mondiale dell’alimentazione
Il 16 ottobre 1945 fu fondata a Québec in Canada l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, o FAO. Ogni anno in questa data, la giornata mondiale dell’alimentazione ricorda la nascita di questo organismo e i suoi importanti obiettivi.
La necessità di una sensibilizzazione globale
La FAO fu istituita con il proposito di aumentare in tutto il mondo i livelli di nutrizione e di produttività agricola, di migliorare la vita delle popolazioni rurali e di contribuire alla crescita economica. In quest’ottica, la giornata dell’alimentazione si propone di coinvolgere l’opinione pubblica riguardo a tematiche come povertà, fame, malnutrizione e sicurezza alimentare. E ogni anno un diverso tema evidenzia quali sono le problematiche più critiche allo scopo di definire un approccio comune che permetta di affrontarle.
Nel 2023 l’attenzione si è concentrata sulle difficoltà che molte popolazioni affrontano nell’approvvigionamento di acqua e sulla necessità di una gestione oculata delle risorse idriche. La cerimonia di quest’anno verterà invece sul tema “Diritto al cibo per una vita e un futuro migliori”. L’evento prevede numerose iniziative e attività di sensibilizzazione in 150 Paesi per tutto il mese di ottobre. Attraverso l’hashtag #GiornataMondialeAlimentazione è anche possibile partecipare in prima persona sui social network e seguire chef, sostenitori e influencer che prendono parte all’evento.
Chi è interessato da questi problemi?
Nelle parole della stessa FAO, “cibo” vuol dire diversità, nutrizione, disponibilità e sicurezza. Nei nostri campi, nei nostri mercati e sulla nostra tavola dovrebbe essere disponibile una maggiore varietà di alimenti nutrienti, affinché tutti possano trarne beneficio. Questo proposito assume un aspetto allarmante se confrontato con i 2,8 miliardi di persone che tutt’oggi non sono in grado di permettersi una corretta alimentazione. Un dramma che non riguarda solo le aree più povere del pianeta, visto che denutrizione, carenze di micronutrienti e obesità sono presenti anche nei Paesi più ricchi e trasversali rispetto alle classi socioeconomiche. Basta osservare i rapporti ISTAT per rilevare come anche in Italia, patria della dieta mediterranea, l’incidenza di obesità e sovrappeso assuma i caratteri di un’epidemia. Nel complesso, l’eccesso di peso riguarda quasi la metà della popolazione italiana, e bambini e adolescenti coprono oltre un quarto di questa cifra.
Che cosa si intende per corretta alimentazione
In estrema sintesi, può essere definita corretta un’alimentazione che permetta ad ognuno di noi di condurre una vita sana e attiva. Questo comprende l’adottare una dieta diversificata ed equilibrata nell’apporto energetico, che soddisfi il fabbisogno nutrizionale e limiti l’assunzione di sostanze nocive. Ancora più semplicemente, significa riuscire ad acquisire una consapevolezza sempre maggiore di quali siano i comportamenti che ci rendono consumatori attenti e responsabili.
Un obiettivo comune
In ultima analisi, la giornata mondiale di quest’anno evidenzia come sia necessaria una maggiore varietà di alimenti nutrienti, sicuri, sostenibili e a prezzi accessibili. Una chiamata all’azione che richiede il contributo di governi ed istituzioni, aziende private, agricoltori e singoli individui, e che beneficia della collaborazione di tutti.
Le api e la salvaguardia della biodiversità
Le api svolgono un ruolo insostituibile e spesso sottovalutato nel mantenimento della salute del pianeta. Questi piccoli insetti sono in effetti i principali artefici della riproduzione di una vasta gamma di piante, incluse molte specie che costituiscono la base della nostra alimentazione. Proteggere le api è un aspetto fondamentale nella conservazione della biodiversità.
Il ruolo delle api nel nostro ecosistema
Le api ricoprono una posizione essenziale grazie alla loro funzione di impollinatori. Attraverso il trasferimento del polline da un fiore all’altro, esse facilitano la nascita di nuovi germogli e consentono la continua fioritura delle piante. Senza la loro attività incessante, molte specie vegetali smetterebbero di riprodursi, con conseguenze devastanti per la catena alimentare globale.
Negli ultimi anni, purtroppo, si è osservato un preoccupante declino nel numero di api. Tra i fattori che contribuiscono a questo effetto figurano l’azione invasiva dell’uomo, l’uso massiccio di pesticidi, l’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici. È in quest’ottica che diventa indispensabile riuscire a scongiurare il rischio che nei prossimi anni questa specie possa estinguersi.
Dall’alveare alla tavola
Al di là del ruolo che le api occupano nell’equilibrio naturale, non va dimenticato che dalla loro attività derivano prodotti alimentari che da sempre sono apprezzati per il loro gusto e le loro proprietà. Come il polline e la propoli, alimenti ricchi di proteine, vitamine e minerali che vengono utilizzati come integratori per rafforzare il sistema immunitario. O la pappa reale, prodotta dalle api regine, anch’essa vero concentrato di nutrienti estremamente funzionali all’energia fisica e alla rigenerazione cellulare.
È però il miele il principale prodotto apistico che arriva sulle nostre tavole. Dolcificante naturale dalle proprietà antibatteriche e decongestionanti, è il frutto della trasformazione del nettare o della melata da parte delle api. Si tratta di un ingrediente particolarmente prezioso anche nel mondo della gelateria. All’Antica Gelateria Fiorentina realizziamo ad esempio un gelato soffice e delicato chiamato Ambrosia, nato da un esperimento di gioventù del nostro Maestro Gelatiere. Lo produciamo a partire da yogurt fresco intero, cannella e miele millefiori. Un motivo in più per dedicare alle api l’attenzione che meritano e dare il nostro apporto per la loro salvaguardia.
L’obiettivo di uno sviluppo sostenibile
Per proteggere le api e il nostro ecosistema è fondamentale adottare una serie di misure concrete. Innanzitutto, possiamo ridurre l’uso di pesticidi e sostituirli con alternative più ecologiche che non danneggino gli impollinatori. La promozione dell’agricoltura biologica e della biodiversità nelle coltivazioni è un altro passo importante, così come la creazione di spazi verdi nelle aree urbane.
La valorizzazione di un’apicoltura locale e rispettosa dell’ambiente, infine, è una delle migliori forme di sviluppo sostenibile. Supportare i prodotti apistici della propria zona è un modo per sostenere i piccoli apicoltori, che lavorano a stretto contatto con le api e si impegnano nella loro difesa. Per questo l’Antica Gelateria Fiorentina ha adottato due alveari. Il primo presso un’azienda a conduzione familiare presente sulle colline fiorentine e sul monte Amiata. Il secondo nell’ambito del progetto 3Bee, che utilizza tecnologie avanzate a tutela della biodiversità.
Si tratta di piccoli gesti che possono fare la differenza nell’importante proposito di instaurare un circolo virtuoso. Da una parte, la necessità di uno sviluppo produttivo che non può più permettersi di non essere sostenibile. Dall’altra, la salvaguardia di una varietà biologica e dell’intero ecosistema che da essa dipende.
La Festa di Santa Reparata
Tra le molte ricorrenze che ogni anno rievocano le antiche tradizioni fiorentine, la festa di Santa Reparata fa riferimento ad uno specifico episodio storico. Nell’agosto dell’anno 406 gli Ostrogoti assediarono Firenze, minacciando di distruggerla in quella che prometteva di essere una battaglia senza speranza di salvezza. Secondo la leggenda, la città riuscì a resistere alla devastante invasione proprio grazie all’intercessione di Santa Reparata, patrona di Firenze insieme a San Giovanni.
Un intervento provvidenziale
Quando gli invasori Ostrogoti si affacciarono alle porte di Firenze, la città mantenne alte le speranze anche grazie al carisma del vescovo Zanobi, che aveva un grande ascendente sulla popolazione. Le costanti invocazioni a Santa Reparata sembrarono trovare risposta nel momento in cui, dopo giorni di assedio, giunsero in soccorso le truppe dell’esercito romano. Comandate dal condottiero Silicone, queste sconfissero gli Ostrogoti e permisero a Firenze di conservare la propria indipendenza e la propria identità. Sebbene la battaglia abbia avuto luogo il 23 agosto, i fiorentini scelsero di ricordarla l’8 ottobre, giorno dedicato al martirio della protettrice.
La prima cattedrale di Firenze
A seguito di questa storica vittoria, la città destinò al culto della santa la principale basilica della città. Si tratta dell’antica cattedrale sul cui sito fu poi eretta Santa Maria del Fiore, il Duomo di Firenze, a partire dal 1296.
Gli scavi archeologici avvenuti tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento permisero di ricostruire la pianta dell’edifico originale, che è oggi visitabile. La chiesa ospita i sepolcri dei papi Stefano IX e Niccolò II, di vari vescovi fiorentini e di figure di rilievo come Filippo Brunelleschi.
I festeggiamenti
I fiorentini hanno rispettato la ricorrenza dell’8 ottobre per molti secoli prima che questa cadesse nel dimenticatoio. Gli ultimi anni tuttavia hanno visto una riscoperta di questa festa, celebrata oggi con alcuni riti tradizionali. Generalmente il Corteo Storico sfila per le strade del centro per portare in omaggio a Santa Reparata una ghirlanda di mirto ed un cero. Segue una cerimonia serale, che proprio nella cripta dell’antica cattedrale rievoca l’importante ruolo che la protettrice di Firenze ha avuto nella storia culturale della città.