I piatti tipici del Natale fiorentino

Le feste natalizie sono il periodo in cui ogni anno vengono riscoperte ed apprezzate svariate usanze secolari. Che si trascorrano questi giorni con i parenti o con gli amici, sono molte le consuetudini antiche e moderne a cui riesce a prestarsi una città eterogenea e ricca di cultura come Firenze. Questo è particolarmente vero per quanto riguarda le tradizioni gastronomiche, che riportano nei nostri piatti alcune delle eccellenze dell’autentica cucina fiorentina e toscana. Una festa anche per il palato, in cui ogni piatto racconta una storia ricca di memorie di famiglia e amore per la buona tavola.

 

Gli antipasti

Anche a Natale la cucina toscana resta fedele ai suoi tipici sapori semplici e genuini. Ne è un ottimo esempio un antipasto che non manca mai sulle tavole delle feste: i crostini di fegatini. Vera esplosione di sapore, i crostini sono preparati con un mix di fegatini di pollo, filetti di acciuga, cipolle e capperi. Spesso sono accompagnati da alcuni salumi locali, come il prosciutto o la finocchiona, serviti insieme a del pane toscano.

 

Primi e secondi piatti

Per il primo piatto servito più comunemente, la cucina fiorentina prende in prestito un caposaldo della tradizione bolognese: i tortellini di carne in brodo di cappone. Del tutto toscana è invece la ricetta che è alla base della ribollita, un piatto povero legato alle usanze contadine. Si tratta di una minestra a base di pane, fagioli, verza e cavolo nero, presentata spesso in ciotole di terracotta. Per chi ama orientarsi su primi di altro genere, sono comunque comuni anche le crespelle ripiene di ricotta e spinaci, le lasagne al ragù e i tortelli di patate.

Più intransigente è l’indicazione che riguarda i secondi: la tradizione prevede prevalentemente un piatto a base di carne arrosto. Le specialità principali sono la carne di chianina, la faraona, i fegatelli di maiale e l’anatra all’arancia. Il tutto servito con grandi quantità di patate arrosto insaporite con salvia e rosmarino. Preferite un’alternativa che rientra comunque di buon diritto nella tipicità toscana? Un piatto molto apprezzato è lo stracotto, preparato con carne di manzo brasata a lungo in vino rosso e aromi per ottenere una consistenza tenerissima.

 

I dolci

Se panettone e pandoro accomunano ogni regione d’Italia, sono molte le varianti artigianali locali e ancora di più le ricette toscane che a Firenze chiudono pranzi e cene. Una tra queste è il castagnaccio, una torta di farina di castagne che negli anni si è integrata anche in altre tradizioni regionali della penisola. Provengono invece da Siena due dei dolci più apprezzati anche nel capoluogo: il panforte, realizzato fin dal medioevo con frutta secca, spezie e miele, e i ricciarelli, biscotti a base di pasta di mandorle e zucchero. Infine, sono tipici di Prato ma adottati universalmente i biscotti secchi alle mandorle conosciuti come cantucci o cantuccini, da intingere rigorosamente nel vin santo. Del resto durante questo periodo il tipico vino passito è una presenza quasi irrinunciabile, che permette di concludere in bellezza un autentico Natale fiorentino. Buone feste!

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La riapertura del Corridoio Vasariano

Dopo 8 anni di chiusura al pubblico per attività di manutenzione, il 21 dicembre riapre finalmente le porte l’ingegnoso tunnel sopraelevato progettato da Giorgio Vasari. Si tratta dell’antico passaggio che la famiglia Medici utilizzava per spostarsi in modo indisturbato sopra le vie della città, e racconta una storia affascinante.

 

La realizzazione

Il Corridoio Vasariano fu costruito dall’architetto toscano nel 1565 in soli nove mesi. L’opera fu commissionata da Cosimo I de’ Medici per garantire la propria incolumità. A causa dell’appoggio ancora incerto della popolazione al nuovo duca, infatti, vi era la necessità per i regnanti di muoversi in tranquillità e sicurezza tra Palazzo Vecchio, sede del governo, e loro residenza di Palazzo Pitti.

Il percorso completo, lungo 760 metri, ha inizio negli appartamenti di Eleonora di Toledo al secondo piano di Palazzo Vecchio. Dopo aver valicato il tetto della chiesa di San Pier Scheraggio, si immette nell’ultimo piano Galleria degli Uffizi e prosegue su vari livelli. Qui ha inizio il tratto visitabile, che si apre dalla Galleria delle Statue e delle Pitture, al primo piano del museo. Il passaggio fiancheggia l’Arno al di sopra di un porticato ad archi e attraversa il Ponte Vecchio, dal quale si affaccia sul fiume da una serie di finestre panoramiche. Attraversa quindi internamente la chiesa di Santa Felicita, un espediente che grazie ad un balcone e alla protezione di una pesante cancellata consentiva alla famiglia Medici di assistere alla messa senza scendere tra il popolo. Infine, percorre via Guicciardini per raggiungere il Giardino di Boboli e Palazzo Pitti.

 

Macellai e gioiellieri

La realizzazione del corridoio è legata anche ad una leggenda relativa alle attività commerciali presenti sul Ponte Vecchio. Anticamente qui sorgeva il mercato delle carni. Si racconta che Cosimo I de’ Medici fosse profondamente infastidito dall’odore della carne in decomposizione, dalla vista del sangue e dal lamento degli animali condotti al macello. Non ancora soddisfatto dal poter attraversare l’Arno inosservato lungo il tratto di corridoio che percorreva il ponte, deliberò perché i macellai fossero allontanati. Destinò quello spazio agli orafi, la cui attività era a suo avviso maggiormente degna della nobilità che il Duca cercava di attribuire al proprio regno. Ancora oggi il Ponte Vecchio è costellato da caratteristiche botteghe di orefici e negozi di gioielleria.

Quali che fossero le motivazioni dietro la riorganizzazione del quartiere, la bonifica necessaria alla realizzazione del Corridoio Vasariano contribuì a ridurre il proliferare di malattie nel centro storico.

 

La riapertura

Jordiferrer, CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons (adapted)

Il corridoio è dunque pronto per il pubblico dopo un lungo intervento di restauro e adeguamento di sicurezza iniziato nel 2016. Come indicato dal direttore degli Uffizi Simone Verde, l’evento si inserisce all’interno di una più ampia opera di riqualificazione che riguarda l’intera struttura museale vasariana e il complesso, di là d’Arno, di Boboli e Palazzo Pitti.

Il corridoio si presenta nella sua originale essenzialità, proprio come appariva all’epoca della sua costruzione, a rimarcare la sua funzione di semplice passaggio di servizio. Vi si accede acquistando un biglietto con supplemento alla Galleria degli Uffizi per un costo complessivo di 43 euro. I visitatori possono esplorare il museo per due ore prima dell’orario previsto per l’ingresso al corridoio, per ammirare infine il centro cittadino dalla prospettiva privilegiata che era un tempo riservata ai signori di Firenze.

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Gite fuori porta: Vinci

A meno di un’ora d’auto dal centro di Firenze sorge il borgo noto in tutto il mondo come luogo di nascita di Leonardo da Vinci. Qui, dove arte e natura si fondono armoniosamente, è possibile immergersi nel passato e lasciarsi ispirare dal più celebrato genio del Rinascimento.

 

Nel cuore della Toscana

LigaDue, CC Share Alike 4.0 International via Wikimedia Commons

Arroccato sulle pendici del Montalbano, in un’area circondata da vigneti e oliveti che producono alcuni dei migliori prodotti della regione, Vinci è una meta ideale per allontanarsi dal caos del capoluogo. L’area offre infatti boschi antichi e siti archeologici che la rendono adatta anche a passeggiate ed escursioni. Secondo molti studiosi questi panorami furono un’importante fonte di ispirazione per lo stesso artista, che li avrebbe ritratti spesso come sfondo dei suoi dipinti. Per quanto le attrattive della zona non si limitino alla sola memoria leonardiana, è evidente che il principale centro d’interesse per i visitatori sia proprio colui che in queste terre trascorse i primi anni di vita.

 

La scultura dell’Uomo Vitruviano

ehud, CC 2.0 Generico via Wikimedia Commons

Un’ideale visita del borgo di Vinci ha inizio nella scenografica piazza Guido Masi. Qui si trova la scultura L’uomo di Vinci, realizzata e donata alla città nel 1987 dall’artista Mario Ceroli. L’opera, che oggi è il simbolo del paese, omaggia uno dei lavori più noti di Leonardo, in cui viene raffigurata una figura umana dalle proporzioni ideali. Da non perdere è il panorama sulla campagna che si gode affacciandosi dalla terrazza della piazza.

 

Sulle tracce di Leonardo

Sailko, CC 3.0 Unported via Wikimedia Commons

La principale destinazione per la maggior parte di coloro che arrivano in paese è il Museo Leonardiano, uno dei siti più frequentati della Toscana. Da non confondere con il Museo Leonardo da Vinci di Firenze, è articolato nelle due sedi della Palazzina Uzielli e del Castello dei Conti Guidi, entrambe situate all’interno della cinta medievale. Presenta un’ampia collezione di modelli e macchine che danno vita alle invenzioni del maestro, dagli studi sul volo a quelli di applicazione militare, dagli esperimenti di idraulica a quelli sull’anatomia umana, dai progetti di ottica a quelli delle macchine tessili. La raccolta rivela così l’opera di una mente eclettica ed instancabile, che ha brillato in campi eterogeni come la pittura, l’architettura, l’ingegneria e molteplici ambiti della scienza.

Per quanto costituisca un’attrattiva minore rispetto al museo, la Biblioteca Leonardiana è invece un punto di riferimento per ricercatori e appassionati. Qui sono infatti conservati testi e materiali che la rendono un centro di studi internazionale.

Infine, nella frazione di Anchiano a pochi chilometri dal centro si trova la casa natale di Leonardo. Il percorso espositivo è suddiviso tra la casa vera e propria e l’attigua casa colonica. Multimediale e interattivo, permette ai visitatori di rivivere alcuni aspetti dell’epoca e di conoscere più da vicino il contesto in cui l’artista è cresciuto.

 

Natale a Vinci

Per chi desiderasse visitare il borgo in questo periodo, il comune ha organizzato in occasione delle feste un ricco calendario di eventi che coinvolge anche le frazioni vicine. Tra questi sono previsti mercatini, concerti, presepi viventi e svariate iniziative culturali. Diversi alberi di Natale strategicamente posizionati creano inoltre un suggestivo percorso tematico. Un motivo in più per scoprire i segreti della città d’origine di una delle più grandi menti della storia.

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Le tradizioni natalizie fiorentine

Per la maggior parte di noi, presepe ed albero di Natale sono elementi imprescindibili per trascorrere come si deve il periodo delle feste. Il Natale a Firenze, tuttavia, è un’esperienza che riesce a combinare antico e moderno. Tra luminarie, adunate familiari e pasti luculliani, alle tradizioni radicate si affiancano attività recenti che i fiorentini dimostrano di apprezzare sempre più nel tempo. Con un occhio al folclore e uno all’innovazione, scopriamo come la città vive la festa più attesa dell’anno.

 

Il ceppo di Natale

Partiamo dalla più nota tra le tradizioni storiche, in realtà ormai relegata al passato e ricordata solo dai fiorentini più anziani. Il ceppo era una struttura piramidale realizzata con una manciata di assi di legno, sui cui ripiani trovavano posto piccoli regali come giocattoli, frutta e dolci. Posizionato solitamente in mezzo al tavolo della sala, diventava così il centro d’attenzione della famiglia, che il giorno di Natale vi si radunava attorno in attesa della messa di mezzanotte. I rituali legati a questa consuetudine erano sinonimo stesso della festività, al punto da rendere comune fino al secolo scorso l’augurio di “Buon Ceppo” per il 25 dicembre e di “Buon Ceppino” per Santo Stefano.

 

Messa di mezzanotte e mercatini

Se la tradizione del ceppo appartiene ormai alla memoria, per molti la notte di Natale è ancora oggi legata alla classica messa di mezzanotte. La cattedrale di Santa Maria del Fiore mantiene durante la festività il suo ruolo di cuore spirituale della città, ma sono molte le chiese in cui si celebra lo stesso rito. Limitandoci all’ambito dei principali luoghi di culto, menzioniamo la basilica di Santa Maria Novella, quella di Santa Croce e l’abbazia di San Miniato al Monte.

Sono invece aperti già da novembre i vari mercatini che animano le piazze di Firenze, a cominciare da quello di Santa Croce. Con la loro offerta di prodotti artigianali, decorazioni in legno, dolci tipici e idee regalo, le bancarelle assicurano una full immersion nella giusta atmosfera.

 

Ruota panoramica e pista di pattinaggio sul ghiaccio

Per chi è in cerca di svaghi più moderni, per quanto ricorrenti nel panorama festivo degli ultimi anni, la destinazione prediletta è la ruota panoramica di Piazza Vittorio Veneto. Dopo aver illuminato per alcuni anni il giardino della Fortezza, la Florence Eye ha trovato dimora già dall’anno scorso a fianco del parco delle Cascine. Con le sue 42 cabine e un’altezza di 55 metri, regalerà una prospettiva unica sulla città fino al 31 marzo 2025.

Sarà invece attiva fino al 19 gennaio la pista di pattinaggio sul ghiaccio di oltre 1.300 metri quadrati di superficie costruita al suo fianco. Ad arricchire le serate natalizie ci saranno anche alcuni spettacoli a tema e gli immancabili stand di cibo di strada.

 

Il treno della Befana

La mattina del 6 gennaio di ogni anno uno storico convoglio parte dalla stazione di Santa Maria Novella diretto verso la valle del Mugello. È l’occasione per vivere l’esperienza di un viaggio a bordo di carrozze d’epoca trainate da un’autentica locomotiva a vapore. Il treno raggiunge San Piero a Sieve e riparte per Firenze nel pomeriggio dopo un rinfresco. Niente di meglio di un’originale gita fuori porta per salutare con un senso di stupore il magico periodo delle feste.

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Alla scoperta delle foto storiche di Firenze

Il presente di una città d’arte vive per sua natura in un delicato equilibrio tra passato e futuro. La culla del Rinascimento non fa eccezione, e non mancano le iniziative volte alla salvaguardia del passato recente.

 

Istantanee di una società che cambia

Ne è un esempio la mostra fotografica “Lo sguardo di un secolo 1924-2024 The history of Florence by archivio Foto Locchi”, tenutasi tra ottobre e novembre a palazzo Strozzi Sacrati. Archivi come questo riportano alla luce un intero secolo di cronaca e storia fiorentina, in una straordinaria sequenza di piccoli e grandi eventi. Ma soprattutto permettono di riscoprire la quotidianità dell’epoca, vissuta spesso nella familiarità del proprio rione.

Le immagini più antiche rivelano un mondo in cui uscire di casa senza il cappello era pressoché impensabile. Insieme alle carrozze che a inizio secolo riempivano Piazza della Repubblica si scorgono le prime automobili. Passando attraverso le devastazioni di due guerre arriviamo agli effetti della motorizzazione di massa sull’organizzazione urbanistica di fine anni 50. Difficile oggi pensare che Piazza del Duomo sia stata non solo liberamente trafficata ma anche adibita a parcheggio. Tra bianco-nero e colore, le foto degli anni 60 ci mostrano le prime minigonne e una cultura che si confronta con grandi cambiamenti. In fondo l’aspetto più affascinante di un simile progetto è proprio questo: l’opportunità di osservare l’evoluzione dei costumi sociali.

 

L’archivio Fortepan

Come è facile immaginare, la volontà di un’accurata conservazione delle foto storiche trova ampio supporto anche all’estero. Alcuni progetti risultano particolarmente degni di nota per la volontà di non vincolare le immagini ad un copyright, ma di renderle invece disponibili a tutti. È il caso di Fortepan, un archivio fotografico fondato a Budapest nel 2010. Nato con il proposito di ricordare la vita quotidiana in Ungheria nel XX secolo, negli anni il progetto ha iniziato a comprendere altre nazioni europee. Oggi conta oltre 100mila foto in alta risoluzione consultabili e scaricabili, ed include anche un’interessante sezione che riguarda la città di Firenze. Vediamone un estratto.

 

1900 – Piazza della Signoria e la Loggia dei Lanzi (Fortepan / Szalai Terez)

1908 – Piazza San Lorenzo (Fortepan / Flanek-Falvay-Kováts)

1909 – Piazza della Repubblica. La statua equestre di Vittorio Emanuele II fu in seguito spostata in Piazza Vittorio Veneto (Fortepan / Vargha Zsuzsa)

1909 – Piazzale Michelangelo (Fortepan / Vargha Zsuzsa)

1909 – La vista da Piazzale Michelangelo (Fortepan / Vargha Zsuzsa)

1910 – La Palazzina Reale del parco delle Cascine, oggi sede della facoltà di agraria dell’università (Fortepan / Schoch Frigyes)

1914 – Negozi in Via della Condotta (Fortepan / Jakucs János)

1916 – Le Gallerie degli Uffizi e Palazzo Vecchio (Fortepan / Major Lajos)

1928 – Uno scorcio del Duomo e del Campanile di Giotto (Fortepan / Roberto Urban)

1930 – Ponte Vecchio (Fortepan / Roberto Urban)

1934 – Una parata militare in Piazza del Duomo (Fortepan / UWM Libraries)

1946 – Edifici bombardati in Via Calimala. Sullo sfondo si scorge la chiesa di Orsanmichele (Fortepan / UWM Libraries)

1946 – Gli effetti delle bombe in Via de’ Guicciardini e Borgo San Jacopo (Fortepan / UWM Libraries)

1959 – Traffico veicolare in Piazza del Duomo (Fortepan / Szabó Gábor)

1959 – Parcheggio con vista Duomo (Fortepan / Szabó Gábor)

1959 – Negozi e ristoranti in Via Dante Alighieri (Fortepan / Szabó Gábor)

1959 – Piazza de’ Frescobaldi e Ponte Santa Trinita (Fortepan / Szabó Gábor)

1960 – Negozi in Via dei Tosinghi (Fortepan / Csaba László örökösei)

1960 – Una vista di Piazza de Cimatori da Via dei Calzaiuoli (Fortepan / Csaba László örökösei)

1963 – Auto parcheggiate di fronte a Palazzo Pitti (Fortepan / Pierre Varga)

1965 – Piazza della Signoria (Fortepan / Monoki Miklós)

1965 – Piazza del Duomo (Fortepan / Aradi Péter)

1965 – La Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria (Fortepan / Aradi Péter)

1967 – Piazza della Signoria (Fortepan / G K)

1969 – La chiesa di Santa Maria Novella (Fortepan / LHM)

1974 – Turisti in Piazza della Signoria (Fortepan / Chuckyeager tumblr)

1979 – Via Panzani verso Piazza della Stazione (Fortepan / Közösségi Szociális Szövetkezet)

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La festa della Toscana

Il 30 novembre la Toscana festeggia una riforma penale promulgata nel 1786 proprio in questo giorno dal Granduca Pietro Leopoldo d’Asburgo. Il nuovo codice prevedeva, per la prima volta al mondo, l’abolizione della tortura e della pena di morte. Fu un evento rivoluzionario, riconosciuto immediatamente in tutta Europa come l’atto più illuminato che un sovrano avesse mai emanato.

 

Il primato della Toscana

L’ordinanza si rifaceva all’opera di Cesare Beccaria Dei delitti e delle pene, risalente a due decenni prima. Nel suo trattato, il giurista milanese metteva per la prima volta in discussione il presupposto secondo il quale la durezza della pena e delle condizioni detentive costituisce un elemento di dissuasione. Al contrario, presentava la dignità di trattamento come un effettivo mezzo di redenzione per il condannato.

Il codice leopoldino si fece interprete materiale di tale visione, e rese la Toscana il primo Stato al mondo ad eliminare la pena di morte. Una pratica che lo stesso Granduca definiva “conveniente solo ai popoli barbari”. All’emanazione della riforma fece seguito uno spettacolare rogo di fronte al palazzo del Bargello, durante il quale furono distrutti patiboli e strumenti di tortura.

I detrattori del nuovo codice ne osteggiarono fortemente l’applicazione nel timore che potesse incentivare un’ondata di delinquenza, ma i numeri dettero ragione a Leopoldo. Nel corso del suo mandato come Granduca di Toscana, durato venticinque anni, la media annuale dei crimini scese da 2mila a 300.

 

Un principio universale

La città di Firenze è tornata nel 2000 a commemorare la storica riforma con un falò simbolico in Piazza della Signoria.

La celebrazione annuale, che si tiene da allora, prevede invece un semplice corteo dei vessilli istituzionali dei Comuni e delle Province, che percorrono le strade di Firenze insieme al Gonfalone della Regione. Molto più importante è la causa di cui la festa si fa portavoce, ribadita anche nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Nel ricordare il primo atto giuridico emesso per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, la Toscana rende omaggio ai valori della pace, della libertà e della giustizia quali elementi costitutivi della sua identità.

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I mercatini di Natale di Firenze

Con l’avvicinarsi delle festività, Firenze riscopre ogni anno uno degli appuntamenti più attesi della stagione: i mercatini di Natale. Vie e piazze della città si popolano infatti di bancherelle illuminate dove è possibile imbattersi in regali originali e assaporare specialità gastronomiche tipicamente invernali. Ecco dunque i principali spazi dove è possibile trovare tradizione e convivialità.

 

Il mercatino di piazza Santa Croce

Come consuetudine da oltre vent’anni, la principale arena dedicata agli stand natalizi sorge al cospetto della basilica di Santa Croce. L’atmosfera qui è prettamente nordica: le oltre 50 casette in legno del Weihnachtsmarkt offrono prodotti artigianali e alimentari provenienti da varie regioni d’Europa. Passeggiando tra le bancarelle è possibile trovare decorazioni in legno, addobbi natalizi e ogni genere di idea regalo. Senza dimenticare specialità culinarie e bevande calde come brezel, biscotti speziati, strudel e vin brulè. Gli eventi in programma riservano inoltre una particolare attenzione all’intrattenimento dei bambini.

 

Gli altri mercatini

Santa Croce non è l’unica destinazione da considerare per appassionati e curiosi. Meritano una visita anche i vari mercatini presenti in molte location del centro e della periferia di Firenze.

Nella piazza del centro commerciale di San Donato a Novoli le bancarelle presenteranno fino all’Epifania addobbi e artigianato sia locale che internazionale.

Nel complesso delle Nove Botteghe in via Gioberti riapre invece lo Spazio Natale Emergency. Al suo interno i volontari propongono abbigliamento, accessori, gioielli, cosmetici e artigianato solidale proveniente dai Paesi con cui l’associazione collabora.

Sono molte anche le iniziative attive solo per pochi giorni. Ne citiamo alcune:

  • Mercatino di Natale ATT: 30 novembre e 1° dicembre 2024 al Palazzo degli Affari vicino alla stazione di Santa Maria Novella
  • Joulutori , mercato di Natale nordico: 30 novembre e 1° dicembre 2024 nella Sala dei Marmi del Parterre in piazza della Libertà
  • Christmas Bazaar Ailo: dal 6 all’8 dicembre 2024 al Tepidarium del Roster in via Bolognese 17A
  • Nataleperfile: dal 6 all’8 dicembre 2024 a Palazzo Corsini su lungarno Corsini 8
  • Mercato di Natale della Croce Rossa: dal 6 all’8 dicembre 2024 in Borgo San Frediano 12
  • Fierone di Natale alle Cascine: 8 dicembre 2024 su viale Lincoln

 

Luoghi e orari dei mercatini stabili

Piazza di Santa Croce

  • Dal 23 novembre al 22 dicembre 2024
  • Dal lunedì al giovedì dalle 10:00 alle 22:00
  • Dal venerdì alla domenica dalle 10:00 alle 23:00

Centro commerciale di San Donato

  • Dal 16 novembre 2024 al 6 gennaio 2025
  • Tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:30

Spazio Natale Emergency

  • Dal 23 novembre al 24 dicembre 2024
  • Tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:30 (fino alle 13:00 il 24 dicembre)
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Il gelato al cinema – Parte 3

Siamo al terzo appuntamento con un tema che ha riscosso molto successo sulle pagine social dell’Antica Gelateria Fiorentina. Parliamo delle più celebri scene cinematografiche (e in qualche caso televisive) che vedono il gelato come protagonista più o meno diretto. Se volete rinfrescarvi la memoria vi rimandiamo alla prima e alla seconda parte di questo excursus. In ogni caso, questi sono i nostri consigli di oggi per una dolce divagazione tra grande e piccolo schermo.

 

Shining (1980)

“Che tipo di gelato preferisci tu, Doc?”, chiede il cuoco Dick Hallorann al piccolo Danny durante la visita delle cucine. Appena arrivato all’Overlook Hotel insieme ai suoi genitori, Danny risponde che ama il cioccolato. Nella scena che segue, Hallorann gli confida di possedere i suoi stessi poteri extra-sensoriali di preveggenza (lo shining del titolo, tradotto come luccicanza). I suoi avvertimenti non basteranno a dispensare il ragazzo e la sua famiglia da guai molti seri. Del resto, non ci aspettiamo niente di meno dall’accoppiata creativa di Stephen King e Stanley Kubrick.

 

Kramer contro Kramer (1979)

Una storia carica di tensione che ruota attorno ad una separazione. Abbandonato dalla moglie, il personaggio interpretato da Dustin Hoffman si trova a dover gestire il figlio da solo. Nella scena in questione il bambino si rifiuta di mangiare, preferendo una grossa confezione di gelato ad una cena più convenzionale.

 

I Goonies (1985)

In questo classico film per ragazzi degli anni 80, un gruppo di amici è alla ricerca del vascello del leggendario pirata Willy l’Orbo. Prima ancora che l’avventura abbia inizio, però, il simpatico Chunk si trova alle prese con un’intera cella frigorifera piena di gelato. Peccato che la cella nasconda anche il cadavere di un uomo, ucciso da un’improbabile banda di criminali pronti a dar loro la caccia.

 

Pretty Princess (2001)

La sedicenne Mia, erede al trono di Genovia, si destreggia tra i tentativi di condurre una vita normale e quelli di rispettare l’insidioso galateo di palazzo. Durante una cena formale, si trova di fronte ad un sorbetto alla menta ghiacciato servito per pulire il palato tra una portata e l’altra. Un particolare che però le sfugge. Invece di assaggiarne una punta, ne prende una cucchiaiata intera, sperimentando la sensazione di congelamento repentino del cervello che tutti prima o poi abbiamo provato. Risate assicurate.

 

Jurassic Park (1993)

Per quanto non vi compaia alcun dinosauro, molti la considerano la scena più bella del film di Steven Spielberg. Trovandosi ad affrontare il fallimento del progetto di una vita, l’anziano proprietario del parco siede da solo ad un tavolo della caffetteria del centro visitatori. Pallido riflesso dell’intrattenitore di poche ore prima, John Hammond assapora malinconicamente un gelato mentre ricorda il proprio lontano passato di ammaestratore di pulci. La paleobotanica Ellie Sattler lo riporta al presente, mostrandogli come la sua ambizione di controllo sia ancora illusoria come un tempo.

 

Seinfeld (1989-1998)

Nell’articolo precedente avevamo presentato una digressione televisiva con una scena tratta dalla sitcom Friends. Ve ne proponiamo adesso una appartenente alla serie rivale, definita lo “show sul nulla” dagli stessi autori perché privo di una rigida struttura narrativa. George, uno dei personaggi principali, si abbuffa voracemente con un goloso gelato al bar dello stadio, imbrattandosi il viso. Non sa di essere diventato l’involontario protagonista di uno spettacolo esilarante trasmesso in diretta tv.

 

Un altro gelato mancato

Se avete letto la puntata precedente di questo inventario, saprete che in Colazione da Tiffany Audrey Hepburn avrebbe potuto assaporare un cono gelato invece del croissant con caffè che compare nella scena effettivamente girata. Ebbene, in una divertente sequenza della serie televisiva The Office (2005-2013) è protagonista un gelato dalle caratteristiche decisamente anomale. Il bizzarro capoufficio Michael Scott viene sorpreso alla scrivania di prima mattina intento ad affondare il cucchiaio in una coppetta. “Non è mai troppo presto per un gelato”, dice Michael. Il quale però subito dopo rivela ai colleghi che in mancanza di materia prima ha ripiegato su un’alternativa improvvisata: maionese e olive nere. Sempre di comfort food si tratta, a suo avviso.

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I 150 anni del Mercato Centrale

Nel maggio del 1874 fu inaugurato a San Lorenzo lo storico Mercato Centrale di Firenze. I festeggiamenti per i suoi 150 anni ci riportano alle vicende legate a questo spazio straordinario, realizzato in un’epoca di grandi cambiamenti urbanistici e sociali. Una vera istituzione della città, che al pari del quartiere in cui sorge si contraddistingue per un passato ricco di storia e un’anima popolare.

 

La storia

Sailko, CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons

Il progetto di un nuovo spazio commerciale coperto rispondeva alla necessità di un radicale rinnovamento nell’organizzazione territoriale di Firenze, il periodo del cosiddetto risanamento. Avviata nel 1870 in previsione dello smantellamento del Mercato Vecchio, liberato per fare posto a Piazza della Repubblica, la costruzione del Mercato Centrale permise di far fronte al costante aumento della popolazione e al tempo stesso di dar lustro alla città, che in quegli anni era capitale del Regno d’Italia.

I lavori richiesero l’abbattimento di un intero isolato. L’architetto Giuseppe Mengoni aveva progettato infatti una struttura imponente, ispirata alle Halles parigine e integrata con i materiali più all’avanguardia quali ferro, vetro e ghisa.

Al completamento della costruzione Firenze aveva già perso il primato di capitale ormai da tre anni. Il Mercato Centrale fu abbandonato per due anni prima di diventare il cuore della vita commerciale fiorentina come prevedeva il proposito iniziale.

 

Mercato e ristorazione

Oggi il complesso ospita al primo piano uno spazio riqualificato per la ristorazione, che dal 2014 accoglie oltre 20 botteghe ed ospita numerosi eventi. Il mercato originale esiste ancora, nonostante una prolungata crisi figlia della grande distribuzione, della fuga dei fiorentini dal centro storico e dell’overtourism. È il capitolo agrodolce di una storia che si rinnova attraverso le fotografie dei turisti, pronti ad immortalare scorci di vita appartenenti ad un’altra epoca.

 

L’anniversario e il film

Per festeggiare i 150 anni dall’inaugurazione, la struttura ha ospitato a partire dallo scorso marzo una ricca serie di presentazioni, percorsi enogastronomici e rievocazioni storiche.

Tra gli eventi è prevista, entro fine anno, anche la presentazione del film Il cuore della città, 150 anni del mercato centrale di Firenze. Si tratta di una pellicola di 30 minuti attualmente in produzione, diretta da Matteo de Nicolò e Daniele Palmi di Swolly Studio e prodotta da Alain Redaelli e Francesca Papini per Reeload Production Company.

A ottobre si è tenuto il casting per la selezione delle circa 50 comparse previste, che si affiancheranno ai 20 attori toscani che lo interpreteranno. Nel corso di novembre, invece, la troupe filmerà le varie sequenze, ambientate in cinque diverse epoche che hanno segnato la vita del quartiere. In mezzo a banchi ortofrutticoli e botteghe alimentari, la storia racconta in forma di commedia le vicende di San Lorenzo dal 1874 ai giorni nostri.

Tra quotidianità e turismo di massa, tradizione rurale e frenesia metropolitana, il Mercato Centrale resta prima di tutto un luogo d’incontro. Uno spazio che nel migliore spirito fiorentino combina passato e presente, e che da 150 anni permette alla città di vivere l’autenticità del mercato.

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Fiorentini illustri: Lorenzo de’ Medici

Lorenzo di Piero de’ Medici, meglio conosciuto come Lorenzo il Magnifico, rappresenta una delle figure più luminose del Rinascimento italiano. Terzo della dinastia dei Medici, nonché suo membro più noto, fu non solo un abile uomo politico, ma l’emblema stesso del principe mecenate.

 

Un ardente promotore delle arti

Attorniato da intellettuali del calibro di Angelo Poliziano, Marsilio Ficino e Giovanni Pico della Mirandola, e da artisti come Sandro Botticelli e il giovane Michelangelo, Lorenzo riuscì a trasformare Firenze in un epicentro culturale senza pari. Se non avessero goduto del suo patronato, molte figure chiave della cultura fiorentina non avrebbero potuto valorizzare il loro genio. A cominciare da Leonardo da Vinci, accolto nella cerchia di Lorenzo come già era successo per il suo maestro Verrocchio.

Lorenzo stesso fu un artista dai molti talenti. Scrittore e poeta, fu tra i principali sostenitori del recupero della tradizione lirica fiorentina di Dante, Petrarca e Boccaccio. Credeva fermamente nell’importanza di affermare il fiorentino come lingua colta, non solo a Firenze ma in tutta la penisola, un’idea che avrebbe avuto un impatto duraturo sulla storia della lingua italiana. Le sue opere letterarie riflettono la sua profonda considerazione per la transitorietà della vita e per la necessità di goderne pienamente.

 

«Quant’è bella giovinezza,
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non v’è certezza»

(Estratto da La Canzone di Bacco)

 

La congiura dei Pazzi

La sua sagacia politica e il carisma nei confronti del popolo distinsero la sua guida della complessa e fragile macchina del potere fiorentino. Tali capacità risultarono particolarmente evidenti alla luce di uno degli episodi più emblematici delle lotte del periodo. Parliamo di un complotto, operato dalla famiglia Pazzi, che mirava a rovesciare la supremazia medicea su Firenze.

Durante un drammatico attentato avvenuto in chiesa, suo fratello Giuliano venne brutalmente assassinato. Lorenzo si salvò riportando solo ferite minori, aiutato da alcuni amici e dal tumulto popolare che si scatenò in suo favore. La sua vendetta fu risoluta e servì da esempio contro chi in futuro avesse voluto minare il potere dei Medici sulla città. Lorenzo riuscì così a ricompattare Firenze e a rafforzare la posizione della sua famiglia, confermandosi come un leader capace di promuovere stabilità in tempi turbolenti.

 

L’origine dell’epiteto

Il nome di “Magnifico” con cui Lorenzo è passato alla storia non è riferito ai suoi pur straordinari meriti. Si tratta in realtà di un appellativo di cortesia utilizzato per chiunque ricoprisse un ruolo rilevante nella vita pubblica della città. Negli scritti dell’epoca veniva infatti identificato come “Magnifico Lorenzo“. Solo in età moderna questo nome fu alterato nell’arbitrario “Lorenzo il Magnifico” con cui è conosciuto oggi.

Ciò non toglie nulla allo straordinario contribuito che apportò alla vita politica e culturale della Repubblica di Firenze. Basti pensare che il suo sostegno alle arti fu indispensabile per l’esistenza stessa di opere che oggi consideriamo assoluti capolavori, come La Nascita di Venere di Botticelli. Il suo nome rimane legato al periodo di massimo splendore del Rinascimento fiorentino, un’epoca straordinaria per la storia dell’arte e il pensiero umanistico.

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