Overtourism a Firenze: le strategie per un turismo sostenibile

Firenze è da sempre una delle mete più ambite al mondo, sinonimo di storia, arte e cultura. La culla del Rinascimento attrae ogni anno svariati milioni di visitatori, impazienti di ammirare capolavori come il Duomo, gli Uffizi e il Ponte Vecchio. Il settore turistico genera un indotto di 5 miliardi di euro, pari al 12% del pil cittadino, e costituisce una risorsa cruciale per l’economia fiorentina. La città, del resto, risponde alla domanda con un numero imponente di hotel, bed and breakfast, ristoranti e altre strutture ricettive. Tuttavia, questo flusso massiccio non è privo di conseguenze.

Come accade per qualunque grande destinazione, un aspetto critico nell’industria dell’ospitalità riguarda il suo impatto in termini di sostenibilità. Le Nazioni Unite ne riconoscono l’importanza celebrando ogni 27 settembre la giornata mondiale del turismo. In occasione di questa ricorrenza parliamo di una tematica che tocca da vicino le città d’arte: il cosiddetto overtourism.

 

Di che cosa si tratta

Quando parliamo di overtourism non ci riferiamo soltanto all’insieme delle trasformazioni innescate dall’incremento dei flussi turistici in una determinata destinazione. Più propriamente, il sovraffollamento turistico riguarda invece le ripercussioni negative che questo produce sull’esperienza dei visitatori e sulla qualità della vita dei residenti. A pagarne le spese sono infatti al tempo stesso turisti e abitanti del luogo, e questi ultimi ne affrontano le conseguenze più evidenti. I servizi pubblici si sovraccaricano, gli affitti aumentano, le attività locali tradizionali lasciano spazio a negozi ad orientamento prettamente turistico.

Sempre più spesso le città che subiscono questo processo si trovano costretto ad applicare provvedimenti mirati ad un controllo dei flussi. È il caso di Venezia, che la scorsa primavera ha introdotto un contributo di accesso al centro storico. Ed è di pochi giorni fa la proposta di un ingresso a numero chiuso per la Fontana di Trevi, che potrebbe riguardare coloro che visitano Roma già dai prossimi mesi. Si tratta d’altra parte di disposizioni già viste in varie città europee, che sono peraltro teatro frequente di scenografiche proteste volte a sensibilizzare la popolazione sulle difficoltà legate al sovraffollamento turistico.

 

Il caso di Firenze

Dopo la battuta d’arresto causata dalla pandemia, anche nella patria di Dante gli ultimi anni hanno visto una decisa ripresa del turismo. La conseguenza più immediata è l’invasione di gruppi che soprattutto in alta stagione visitano la città senza avere il tempo di apprezzare ciò che vedono. Il centro storico si trasforma così in una sorta di parco a tema dove le attività tradizionali vengono rimpiazzate da bar, fast food e negozi di souvenir.

Nell’ambito della ristorazione, alcuni professionisti hanno evidenziato come questa crescita incontrollata comporti una riduzione degli standard qualitativi e una difficoltà nel preservare le eccellenze culinarie locali. In tal senso è emblematica la vicenda dello chef Simone Cipriani, che poco più di un mese fa ha chiuso il suo ristorante a San Frediano pur di mantenere l’integrità della sua idea di cucina. Un sentimento condiviso da molti ristoratori, che insieme agli inconvenienti dovuti agli alti costi di gestione affrontano una concorrenza costituita spesso da offerte di bassa qualità e incentrate esclusivamente su un approccio commerciale.

Del resto il fenomeno riguarda anche altri aspetti dell’ospitalità, a cominciare dal sempre crescente numero di appartamenti destinati alle locazioni turistiche brevi. Per arginare il progressivo spopolamento del centro, la giunta comunale ha annunciato nuovi provvedimenti volti alla salvaguardia dell’identità cittadina.

 

La scelta di un turismo responsabile

Affrontare l’overtourism non significa scoraggiare il turismo, ma piuttosto promuovere un’idea di viaggio più consapevole e sostenibile. Una soluzione efficace consiste nell’incentivare le visite fuori stagione e la scelta di attrazioni meno note e frequentate. Un approccio che passa anche dall’educazione del turista, e che specialmente nel caso delle città d’arte permette di valorizzare quartieri e destinazioni autentici.

In quest’ottica, a Firenze molti ristoratori hanno trasferito la loro attività fuori dalle mura. Si tratta di una decisione coraggiosa e spesso sofferta, indotta dalla volontà di non piegarsi alle logiche di mercato e di favorire invece un modello di business basato su responsabilità, tradizione e genuinità.

Per concludere, una proposta letteraria che offre una riflessione approfondita sul turismo di massa. Il romanzo Grand Hotel Europa, scritto da Ilja Leonard Pfeijffer, prende Venezia come riferimento emblematico, ma i molti spunti che presenta si applicano, e si applicheranno sempre più in futuro, anche alla città di Firenze.

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La festa della Rificolona

Ogni anno, la sera del 7 settembre, la città di Firenze si accende di una miriade di lanterne che attraversano vie e piazze in un clima vivace e spensierato. La festa della Rificolona rende omaggio ad una tradizione antica, ed è uno degli eventi più colorati della stagione.

Si tratta di un evento molto amato dai fiorentini ma di sicura attrattiva anche per i turisti.  Bambini e adulti sorreggono orgogliosamente le canne delle loro lanterne di carta, chiamate rificolone, e sfilano attraverso il centro storico. Costruite in varie forme e decorate con colori variopinti, questi lampioncini creano uno spettacolo di luci a cui si accompagnano giochi, musica e spettacoli. Il cuore dell’evento è la marcia che parte dalla piazza della Santissima Annunziata e si dirige al quartiere di San Frediano. Qui, tra i rulli dei tamburi, le lanterne vengono esposte in tutto il loro splendore in un’atmosfera magica e surreale.

 

La storia della Rificolona

Le origini della festa risalgono al folclore religioso e popolare della metà del Seicento, legata alla concomitanza con la celebrazione della Natività della Vergine Maria.

In passato, i contadini e gli abitanti dei paesi vicini si recavano a Firenze per partecipare alla messa nella Basilica della Santissima Annunziata. Con l’occasione portavano con sé numerosi prodotti agricoli da vendere al mercato che si svolgeva sulla piazza antistante la basilica. Per assicurarsi una buona posizione che garantisse loro buoni affari, giungevano in città la sera precedente, illuminandosi il cammino con lanterne di carta e candele. Passavano quindi la notte nei porticati della chiesa, dove inneggiavano alla Vergine fino a tarda ora. L’atmosfera di festa portava spesso i giovani fiorentini ad intraprendere con loro giochi e scherzi che spesso rasentavano l’insolenza. In particolare, sembra fosse consuetudine canzonare alcuni componenti del corteo riferendosi a loro come “rificolone”. Un termine, derivante forse dalla parola “fierucola“, che ha finito per essere attribuito proprio alle caratteristiche lanterne.

 

Rificolone e cerbottane

Le lanterne sono proprio la caratteristica distintiva della festa, un simbolo di tradizione e creatività. Realizzate in carta o tela, sono costruite in una varietà di forme. Si va dalle più classiche, come quelle sferiche o a forma di stella, fino ad elaborate sagome di barchette, pesci o personaggi fantastici. Sono comuni i laboratori creativi organizzati ogni anno dalle scuole o dalle associazioni locali. Per chi non vuole cimentarsi con la costruzione della propria lanterna è possibile acquistarne anche di già pronte. In ogni caso, è da mettere in conto che probabilmente la rificolona in questione non sopravviverà alla serata. L’usanza prevede infatti che si tenti di incendiare le lanterne attraverso precisi tiri di cerbottana.

 

La festa tra passato e presente

Oggi la festa ha luogo in molti quartieri della città e nei comuni della provincia. Della storica celebrazione sopravvive anche il mercato. Da quarant’anni, infatti, il primo fine settimana di settembre si tiene in Piazza Santissima Annunziata la Fierucola del Pane. Proprio come un tempo, le piccole aziende propongono prodotti agricoli biologici e artigianato manuale, permettendo agli abitanti di Firenze di riscoprire i sapori autentici della tradizione rurale.

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L’arte a Firenze: la Nascita di Venere

Nel cuore pulsante del Rinascimento italiano, la Firenze del XV secolo, vide la luce uno dei capolavori più celebri della storia dell’arte: la Nascita di Venere di Sandro Botticelli. Rappresentazione di un ideale di bellezza femminile senza tempo, viene spesso assunto come simbolo della città stessa e della sua cultura.

 

L’Opera

Dipinta attorno al 1484, la Nascita di Venere costituisce la celebrazione di un modello di equilibrio e di grazia caratteristico della mitologia classica. Per quanto siano presenti alcuni connotati stilistici tipici dell’artista, Botticelli utilizzò la tecnica della tempera su tela, una scelta insolita in un’epoca in cui si preferiva il legno. Questo conferisce al dipinto una leggerezza e una luminosità particolari, che concorrono alla sua impronta onirica.

La scena raffigura la dea Venere, appena nata, che emerge dalle acque del mare su una conchiglia. Sulla destra, le Ore, divinità delle stagioni, si preparano a coprirla con un manto ricamato di fiori. A sinistra, il dio del vento Zefiro soffia dolcemente insieme alla sua compagna Clori, spingendo Venere verso la riva. Ogni dettaglio partecipa all’emblematica armonia compositiva del dipinto: dai capelli dorati, mossi dalla brezza, alle pieghe del tessuto, fino ai fiori sospinti in aria attorno alla figura centrale.

Sul piano interpretativo, il dipinto può essere visto come un’allegoria dell’amore come forza motrice della natura. Fedele ai temi classici riportati in auge dal cosiddetto umanesimo neoplatonico, Botticelli si rifà alla mitologia greca. È però evidente anche un richiamo al concetto di anima cristiana, che nasce dalle acque purificatrici del battesimo.

 

Una bellezza senza pari

Molti storici identificano nella figura eterea di Venere una delle donne più belle della Firenze rinascimentale, Simonetta Cattaneo Vespucci. Sposata con un lontano cugino di Amerigo Vespucci, Simonetta era ammirata per la sua grazia disarmante. Vari artisti e poeti fiorentini ne celebrarono il fascino, al quale non fu immune perfino Lorenzo il Magnifico, patrono di Botticelli. È innegabile che lo stesso Botticelli ne fu profondamente colpito. Sebbene alcuni abbiano supposto che tra i due fosse nato un legame sentimentale, non ci sono prove al riguardo. Quel che è certo è che anche dopo la prematura scomparsa di Simonetta, avvenuta a 23 anni, il pittore abbia continuato a immortalare il suo volto in diverse opere. Tra queste figurano altre tre rappresentazioni della stessa Venere, minori rispetto al dipinto originale sia per dimensioni che per notorietà.

 

Sandro Botticelli agli Uffizi

La Nascita di Venere è esposta alle Gallerie degli Uffizi insieme agli altri capolavori di Botticelli, primo fra tutti la famosa Primavera. Le due opere condividono molte tematiche e qualità stilistiche, e sono tra le più rappresentative del museo. Stelle di prima grandezza, contribuiscono come poche alla straordinarietà del panorama artistico fiorentino.

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Fiorentini illustri: Amerigo Vespucci

Amerigo Vespucci è uno di quei personaggi che hanno segnato radicalmente la storia delle esplorazioni geografiche, al punto che il suo nome stesso è legato al continente che fu oggetto dei suoi viaggi. Nato a Firenze nel 1454, visse in un’epoca di grandi scoperte e trasformazioni globali. Per quanto non sia stato il primo a sbarcare nelle Americhe, fu tra i primi a comprendere che quelle terre erano un “Nuovo Mondo” del tutto distinto dall’Asia.

 

La formazione a Firenze

Amerigo Vespucci apparteneva a una famiglia fiorentina di origine nobile, ben inserita nella vita economica e culturale della città. I Vespucci erano banchieri e mercanti, e questa vocazione commerciale influenzò profondamente la sua vita. Il giovane Amerigo ricevette un’educazione umanistica di alto livello. Fu però anche introdotto a materie come geografia e astronomia, che ebbero un ruolo cruciale nella sua carriera. Si integrò presto nell’ambiente cosmopolita della famiglia Medici, che governava Firenze, e trovò impiego come funzionario presso la banca del casato.

 

Un nuovo continente

Le esperienze professionali con i Medici lo portarono a più riprese a Siviglia. Vi si trasferì definitivamente nel 1492, anno in cui dalle coste spagnole Cristoforo Colombo fece rotta verso le “Indie Occidentali” scoprendo a sua insaputa un nuovo continente. Vespucci entrò così in contatto con l’ambiente dei navigatori e dei mercanti, che accese in lui la passione per l’esplorazione.

Il suo primo viaggio documentato avvenne tra il 1499 e il 1500 al servizio della corona spagnola. Durante questa spedizione esplorò le coste che oggi appartengono al Venezuela e al Brasile. Iniziò a sospettare allora che quelle terre non fossero parte dell’Asia come supposto fino a quel momento.

Vespucci cercò di verificare questa intuizione durante il suo secondo viaggio, avvenuto tra il 1501 e il 1502 e finanziato da capitali portoghesi. Fu in quest’occasione che all’interno delle sue lettere utilizzò per la prima volta l’espressione “Nuovo Mondo” per descrivere le terre che stava esplorando. Le sue dettagliate osservazioni contribuirono a convincere i geografi europei che il continente in questione fosse in effetti qualcosa di completamente diverso dalle regioni conosciute fino a quel momento.

 

«Nei giorni passati ti ho scritto piuttosto diffusamente del mio ritorno da quelle nuove terre che, con la flotta e i finanziamenti e il mandato del Serenissimo Re di Portogallo, abbiamo cercato e trovato. Le quali è lecito chiamare Nuovo Mondo, dato che i nostri avi non ne ebbero alcuna cognizione e quindi costituiscono per tutti quelli che ci ascoltano una novità assoluta.»

(Da una lettera a Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici)

 

Fu proprio grazie a queste lettere, scritte con uno stile vivace e descrittivo, che il cartografo tedesco Martin Waldseemüller propose pochi anni dopo di dare al nuovo continente il nome “America” in suo onore. Questa attribuzione ha sollevato innumerevoli controversie nel corso dei secoli. Le contraddizioni presenti nelle lettere hanno infatti portato molti storici a ritenere che gli avvenimenti riportati fossero stati esagerati e romanzati. È un tema tuttora dibattuto ed è noto come “questione Vespucciana”. La prolungata disputa non ha comunque impedito che il suo nome restasse per sempre legato a questa importante pagina di storia.

 

L’eredità

Oggi il lascito di Amerigo Vespucci nel campo della navigazione è rappresentato anche dalla nave scuola della Marina Militare a lui intitolata. Costruita nel 1931 e definita “il veliero più bello del mondo”, è attualmente impegnata in un tour mondiale di 20 mesi iniziato nel luglio 2023. Come ambasciatrice UNESCO e UNICEF, approderà in 28 Paesi di 5 continenti diversi, testimone dell’eccellenza culturale e produttiva italiana.

Anche Firenze naturalmente ricorda il suo più celebre navigatore con diversi monumenti e istituzioni. Chi vuole ripercorrere le sue tracce può trovare, nella Cappella Vespucci della Chiesa di Ognissanti, la tomba dove è forse sepolto. Nel piazzale degli Uffizi si trova invece una statua che lo raffigura. A pochi passi di distanza, infine, il Museo Galileo dedica una sezione ai grandi navigatori fiorentini e a colui che più di ogni altro tra loro ha contribuito alla storia delle esplorazioni.

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I gusti di gelato più stravaganti del mondo

Un cono cioccolato e crema? Senza dubbio un’accoppiata vincente, ma quando si parla di gelato è possibile spaziare con la fantasia e avventurarsi attraverso un’incredibile varietà di proposte. Per chi è interessato ad abbandonare il consueto o anche solo a fare una semplice scappata oltre la soglia della tradizione, non è così raro imbattersi in gusti ormai sdoganati. Per esempio il bacon, il wasabi, la cipolla, il popcorn o la birra. Se però siete davvero stanchi dei soliti sapori, è il momento giusto per un viaggio intorno al mondo alla scoperta dei gelati più alternativi.

 

Da provare almeno una volta nella vita

Ecco alcuni gusti dedicati ai palati più temerari che è possibile trovare ai quattro angoli del pianeta:

 

  • Gelato alla carbonara. Proposto dalla gelateria romana Torcè in occasione del Carbonara Day, è fatto con guanciale, pepe, tuorlo d’uovo e pecorino come da ricetta originale.
  • Gelato alla pizza. Passiamo ad un altro caposaldo della cucina italiana, proposto in questo caso da un’azienda americana. Si tratta di un barattolino al gusto pizza distribuito nei negozi Walmart. Crema di formaggio e mozzarella con variegatura alla marmellata di pomodori e biscotti croccanti al basilico.
  • Gelato al maiale sfilacciato. Un’idea della gelateria Ciacco Lab di Parma. È un sorbetto ottenuto dalla spalla di maiale aromatizzata, cotta e sfilacciata. Viene presentato nel classico abbinamento della ricetta americana, con pane piastrato, salsa coleslaw e senape al miele.
  • Gelato alla farina di grilli. È la proposta di una gelateria tedesca e si basa su uno degli ingredienti più controversi dei cosiddetti “novel food”. Parliamo di alimenti estranei alla tradizione europea, ma che per vari motivi hanno guadagnato un posto nel panorama culinario e normativo. L’Unione Europea ha infatti recentemente integrato la farina di grilli nel suo regolamento di produzione alimentare. Sembra che in patria l’invenzione di questo gusto in particolare abbia suscitato molta curiosità e qualche critica.
  • Gelato al carbone vegetale attivo. Realizzato a New York ma carico di suggestioni hawaiane, questo gelato dal colore nerissimo è ottenuto dal carbone attivo prodotto a partire da cenere di noce di cocco. È caratterizzato da un gusto intenso e da un effetto detox.
  • Gelato al nero di seppia. Stesso colore, ingredienti diversi. Utilizzato ampiamente nelle preparazioni culinarie di tutto il mondo, il nero di seppia veniva utilizzato in antichità anche per scrivere e dipingere. In questo caso viene adottato in Giappone per un gelato dal sapore piuttosto salato.
  • Gelato alla vipera. Restiamo in Giappone per chiudere con il gusto più assurdo ed improbabile di tutti. Si dice che il veleno di vipera, opportunamente manipolato e assunto in dosi minime, risulti tranquillamente commestibile. E che abbia proprietà benefiche per la circolazione che lo rendano afrodisiaco. Curiosi? Non resta che provarlo.

 

Le nostre proposte

Per il momento all’Antica Gelateria Fiorentina non troverete gelati alla pizza o al veleno di vipera. Tra i molti gusti disponibili ve ne presentiamo però alcuni tra i più particolari, che non mancano mai di incontrare il favore di chi li prova:

  • Persiano. Ispirato ai sapori orientali, è uno dei più richiesti. Viene recensito entusiasticamente da clienti provenienti da tutto il mondo. Tuorlo d’uovo fresco, estratto iraniano di rose e zafferano di Sardegna Bio DOP, con variegatura di pistacchio tostato salato e scaglie di panna fresca.
  • Korn. Un atteso ritorno per questo sorbetto realizzato con estratto di mais.
  • Pinocchio. Un gusto che omaggia il personaggio creato da Carlo Lorenzini, vissuto a Collodi ma nato a pochi passi dalla nostra gelateria e battezzato nella basilica di San Lorenzo. Finocchio, uva bianca e mela verde per un gelato dai toni freschi e giocosi.

Presto pubblicheremo una serie di approfondimenti e curiosità su questi ed altri gusti che potete trovare nella nostra gelateria. Nel frattempo… vi aspettiamo per un assaggio!

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La ghiacciaia delle Cascine

Nel cuore del più grande parco di Firenze si trova un edificio tanto affascinante quanto poco conosciuto: la ghiacciaia delle Cascine. Situato lungo viale degli Olmi, vicino alla piscina delle Pavoniere, questo monumento storico rappresenta una curiosità architettonica che riflette una parte intrigante delle cronache fiorentine. Lontana da ogni legame con civiltà egizie, mesopotamiche o precolombiane, a cui la sua forma porta inevitabilmente a pensare, si ritaglia un angolo nelle pagine di storia per il ruolo pionieristico che ha avuto nella conservazione degli alimenti.

 

La sua funzione

Realizzata nel 1796 su progetto dell’architetto fiorentino Giuseppe Manetti, era destinata alla conservazione del ghiaccio e degli alimenti deperibili. In un’epoca in cui le tecnologie moderne di refrigerazione erano ancora lontane, costituiva una soluzione molto efficiente per preservare cibi e bevande. Non si trattava dell’unico impianto pensato allo scopo, visto che già in periodo rinascimentale esistevano vari depositi collocati strategicamente. Ad esempio nei fossati lungo le mura di cinta, esposti ai venti freddi di nord-est, oppure nascoste tra la vegetazione del giardino di Boboli. Questa struttura rappresentava però un’eccellenza ingegneristica che consentiva di mantenere il ghiaccio intatto per un lungo periodo. Merito della sua forma piramidale e dei materiali utilizzati, che garantivano un eccellente isolamento termico.

 

Un precursore del frigorifero

La struttura veniva riempita durante l’inverno con il ghiaccio raccolto dall’Arno, che era quindi conservato per essere utilizzato nei mesi successivi. Questo permetteva alle famiglie nobili e ai commercianti di Firenze di mantenere i loro prodotti freschi anche durante l’estate. La ghiacciaia era pertanto una componente essenziale della vita quotidiana fiorentina, e rappresenta un esempio tangibile di come la tecnologia dell’epoca potesse rispondere alle necessità pratiche. Vi si conservavano carne, vino, frutta e, non meno importanti, gelati e sorbetti, molto apprezzati in città già allora.

 

Passato e presente

Negli ultimi anni il comune di Firenze ha restaurato varie opere che popolano il parco. Oltre alla ghiacciaia, fanno parte dell’area anche la fontana della Regina Vittoria, la statua di re Vittorio Emanuele II a cavallo, la Fonte di Narciso, la Colonna del Pegaso e l’anfiteatro, insieme a svariate altre sculture e palazzine. Il più popolare tra questi monumenti è forse quello dedicato a Rajaram Chuttraputti di Kolhapur, giovane principe Indiano morto nel 1870 durante una visita a Firenze e da allora così ricordato dalla città.

Per quanto debba essere considerata un’opera minore nel panorama architettonico fiorentino, la ghiacciaia delle Cascine viene tuttora vista con interesse, e continua a tracciare un collegamento tra l’ingegno antico e le tecnologie attuali.

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La festa di San Lorenzo

Il 10 agosto si celebra San Lorenzo, una ricorrenza che i fiorentini considerano tra le più autentiche e sentite per la storia della città. La basilica che porta il suo nome è stata infatti la prima chiesa consacrata nel centro di Firenze.  

 

La chiesa della famiglia Medici 

Situata nel cuore dell’attuale quartiere omonimo, San Lorenzo è una delle chiese che si contendono il titolo di più antica della città. Secondo la tradizione fu fondata nel IV secolo su un’altura nei pressi del torrente Mugnone, successivamente deviato. All’epoca la zona si trovava appena fuori dalle mura, come lo erano molti siti delle primitive basiliche cristiane nelle città romane. Durante il XV secolo i Medici si insediarono nel quartiere e stabilirono proprio nella basilica le cappelle di famiglia, dove sono tuttora ospitati i resti dei maggiori rappresentanti dal casato a cominciare da Cosimo il Vecchio.  

La chiesa è caratterizzata dall’affascinante facciata in muratura grezza, rimasta incompiuta nonostante l’esistenza di un progetto di Michelangelo che ne prevedeva il completamento. 

 

Tra storia e cultura popolare

La piazza di San Lorenzo è oggi nota soprattutto per l’omonimo mercato, una delle principali attrazioni cittadine. Nella sezione all’aperto, le bancarelle attorno alla chiesa offrono oggetti in pelle e souvenir tipici. È dedicato invece alla ristorazione il cosiddetto Mercato Centrale, ospitato all’interno di un’imponente struttura in ferro, ghisa e vetro inaugurato nel 1874 a due passi dalla basilica. 

Ed è proprio in questo quartiere, uno dei più vivaci di Firenze, che trovate l’Antica Gelateria Fiorentina, all’ingresso di via Faenza e a pochi metri dalla chiesa. 

 

Una festa popolare  

Le celebrazioni del 10 agosto si svolgono in un’atmosfera di grande partecipazione collettiva. La sfilata del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina attraversa il centro e si conclude alla basilica, dove si tiene la tradizionale offerta dei ceri. La città ha sempre vissuto questa ricorrenza come un’occasione per richiamare i valori della comunità. In quest’ottica, una volta chiuse le bancarelle che durante il giorno animano la piazza, l’usanza prevede che vengano serviti pasta e cocomero per tutti. La giornata si conclude con un concerto di musica classica sul sagrato della chiesa. 

Questo è il programma dettagliato: 

  • Ore 10.00: partenza del Corteo Storico da Piazzetta di Parte Guelfa. A seguire, nella chiesa di San Lorenzo, offerta dei ceri e benedizione della città. 
  • Ore 11.00: percorso inverso del Corteo e ritorno al luogo di partenza. 
  • Ore 20.00: distribuzione gratuita di pasta al ragù, yogurt, panna e cocomero, accompagnata da musica dal vivo. 

 

La notte delle stelle cadenti 

Senza dimenticare, infine, che il 10 agosto è anche la notte generalmente associata allo spettacolo dello sciame meteorico delle Perseidi. Per quanto la data sia indicativa (il fenomeno è visibile già dalla seconda metà di luglio) la tradizione trae origine proprio dalla morte di San Lorenzo. Secondo la leggenda, infatti, questo evento celeste sarebbe evocativo dei tizzoni ardenti che uccisero il martire Cristiano, arso vivo su una graticola.  

Nessuno quindi vi guarderà male se nel mezzo delle celebrazioni lancerete un’occhiata verso il cielo notturno in cerca di una stella cadente. 

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Il gelato al cinema: le scene più famose

Il gelato ha un posto speciale nel cuore di molti, non solo come delizioso dessert, ma anche come simbolo di felicità e condivisione. Non sorprende quindi che anche al cinema, specchio delle nostre vite e delle nostre emozioni, il gelato abbia talvolta ricoperto un ruolo di primo piano in alcune scene che sono rimaste impresse nella mente degli spettatori più appassionati. Ve ne proponiamo cinque, un breve itinerario nel mondo di Hollywood che ad ogni assaggio vi porterà un passo più vicino alle stelle del grande schermo. 

 

Mamma, ho perso l’aereo (1990) 

Una gigantesca coppa di gelato e la soddisfazione di essere finalmente “il re della casa”. In una delle scene più memorabili del film il piccolo Kevin McCallister (Macaulay Culkin) approfitta del fatto di essere solo durante le vacanze di Natale per abbuffarsi indisturbato e realizzare il sogno di ogni bambino. 

 

Wonder Woman (2017) 

In questo blockbuster la protagonista interpretata da Gal Gadot scopre il gelato per la prima volta. Cresciuta in una remota isola priva delle meraviglie del mondo moderno, Diana assaggia un cono e ne rimane deliziata. Nel complimentarsi con il gelataio non manca di sottolineare quanto quest’ultimo debba sentirsi orgoglioso per la propria creazione. Anche gli eroi hanno bisogno di un po’ di dolcezza. 

 

Vacanze romane (1953) 

Sullo sfondo della scalinata di Piazza di Spagna a Roma, la giovane e ingenua principessa Audrey Hepburn gusta un gelato in compagnia del giornalista Gregory Peck prima di visitare insieme la città eterna. 

 

Forrest Gump (1994) 

Ferito in combattimento durante la guerra del Vietnam, il personaggio reso immortale da Tom Hanks scopre che “la sola cosa buona quando uno è ferito nel posteriore è il gelato”. Un momento di sollievo e normalità in mezzo al caos della guerra. Il Tenente Dan non dimostra lo stesso entusiasmo di Forrest, rendendo evidente quanto sia cupa la sua attuale visione del mondo. 

 

Pulp Fiction (1994) 

Una delle sequenze più iconiche nella filmografia di Quentin Tarantino ha inizio con un milkshake alla vaniglia. Circondati da camerieri vestiti come celebrità degli anni ’50, Vincent Vega (John Travolta) e Mia Wallace (Uma Thurman) siedono ad un tavolo del Jack Rabbit Slim’s e ascoltano musica rock ‘n’ roll. Perplesso alla vista del milkshake ordinato da Mia, Vincent le chiede il permesso di assaggiarlo. “Accidenti, è davvero buono!” ammette impressionato. Questo istante di complicità fa da preludio al leggendario ballo in cui i due si cimentano poco dopo. 

 

Pronti a passare dal cinema alla gelateria? Non vi resta che scegliere il vostro gusto preferito e lasciare che un gelato vi riporti alla magia di questi film. 

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Fiorentini illustri: Leonardo da Vinci

Tra i molti personaggi che hanno arricchito con la loro arte e il loro ingegno la storia di Firenze nel corso dei secoli, pochi possono competere con Leonardo da Vinci in quanto a notorietà. La sua straordinaria versatilità gli consentì di eccellere nei campi più svariati, che includono pittura, scultura, architettura, ingegneria e anatomia. Maestro nel coniugare arte e scienza, apportò innovazioni rivoluzionarie in numerosi ambiti, incarnando perfettamente l’immagine classica del genio rinascimentale.

 

Cittadino del mondo

Nato il 15 aprile 1452 a Vinci, un piccolo borgo che sorge a trenta chilometri dal capoluogo toscano, si trasferì a Firenze a diciassette anni per diventare apprendista nella bottega del pittore e scultore Andrea Verrocchio. Vi rimase molti anni, tornandovi anche dopo i lunghi soggiorni a Milano, Mantova e Venezia. Inviato inizialmente in missione da Lorenzo il Magnifico come ambasciatore di Firenze nell’ambito delle politiche diplomatiche con le varie signorie italiane, Leonardo visse a lungo lontano dalla sua città. I suoi viaggi lo portarono infatti a lavorare presso committenti di molte corti. Durante gli anni della maturità, anche a causa delle turbolente vicende politiche dell’epoca, si trasferì a Roma e nello Stato Vaticano. Partì infine per la Francia, e ad Amboise visse in serenità il suo ultimo periodo assistito da due fedeli allievi.

 

Opere incompiute e opere perdute

Se la Gioconda e l’Ultima Cena sono i suoi lavori più celebrati, occorre ricordare che sono diverse le opere che completò solo parzialmente. Altre non sono invece mai giunte fino a noi. Tra tutte, un possibile capolavoro perduto affascina studiosi e appassionati: si tratta di un’imponente scultura raffigurante il duca di Milano Francesco Sforza a cavallo. Leonardo lavorò ai disegni e al modello per 17 anni, ma nel 1499 l’opera fu distrutta durante l’invasione francese di Milano.

 

I segreti dei suoi scritti

Fortunatamente, la maggior parte della considerevole collezione di lavori lasciati da Leonardo è sopravvissuta ai secoli. Tra questi figurano circa 6000 pagine di diari ricche di idee e progetti. Si tratta di una sterminata raccolta di informazioni, che offre uno sguardo unico su una delle menti più brillanti di tutti i tempi.

Molte di queste pagine sono state scritte al contrario e potevano essere lette agevolmente solo tenendole davanti a uno specchio; piuttosto che essere un metodo di cifratura, si pensa che Leonardo, essendo mancino, scrivesse in questo modo per evitare sbavature. Nel 1994, il fondatore di Microsoft Bill Gates acquistò per la cifra di 30,8 milioni di dollari uno di questi taccuini, il Codex Leicester, che diventò così il libro più costoso mai venduto.

 

Il legame con Firenze

Molti degli appunti di Leonardo riguardano la sua vita quotidiana, e comprendono addirittura alcune liste della spesa. Ci parlano però anche del rapporto che aveva con la sua città, che egli continuò a rievocare negli anni trascorsi all’estero definendosi “pittore fiorentino”. I suoi scritti riportano, tra le altre cose, il periodo di formazione con Verrocchio e la genesi delle sue opere, gli studi sull’anatomia umana compiuti nello Spedale di Santa Maria Nuova e gli esperimenti di volo con ala meccanica avvenuti vicino a Fiesole. Una testimonianza straordinaria che ricorda il profondo legame tra Firenze e il suo cittadino più illustre.

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Come sfuggire al caldo a Firenze

L’arrivo del periodo centrale dell’estate porta con sé un inevitabile innalzamento delle temperature. Visitare Firenze nei giorni più roventi potrebbe sembrare sconsigliabile per il rischio di ritrovarsi in una sorta di fornace a cielo aperto. Fortunatamente la città offre molte valide alternative ad un sofferto tour de force. Ecco alcuni consigli per tenere a bada il caldo senza rinunciare a cultura e divertimento.

 

Visitare un museo

La culla del Rinascimento offre una vasta gamma di musei dove ammirare i capolavori di artisti come Giotto, Botticelli, Leonardo, Raffaello e Caravaggio. Tra questi figurano le destinazioni imprescindibili di qualsiasi guida turistica, come le Gallerie degli Uffizi, la Galleria dell’Accademia, Palazzo Pitti, il Museo Nazionale del Bargello e il Museo di San Marco. Acquistate i biglietti in anticipo per evitare le lunghe code e godervi l’aria condizionata durante la vostra full immersion artistica.

 

Fare un tuffo in piscina

Nei giorni più caldi, trovare refrigerio in piscina è un’ottima idea e Firenze presenta molte possibilità. La struttura Le Pavoniere, ad esempio, immersa nel verde del Parco delle Cascine, dispone anche di un ristorante all’interno della villa storica con la possibilità di gustare un aperitivo a bordo vasca.

 

Passeggiare nei parchi cittadini

Firenze non è solo una città di arte e cultura, ma offre anche numerosi spazi verdi e ville storiche dove rilassarsi e godere di viste spettacolari. Tra questi ci sono il Giardino di Boboli, gioiello architettonico risalente al XVI e XVII secolo ricco di statue e fontane, e Villa Bardini, che ospita al suo interno anche un museo dedicato al pittore Pietro Arrigoni. Allontanandoci dal centro troviamo poi il Parco delle Cascine: con i suoi 130 ettari è il più grande parco pubblico di Firenze ed offre la possibilità di infinite passeggiate lungo l’Arno.

 

Visitare Fiesole

A soli 20 minuti dal centro di Firenze si trova uno dei sobborghi più esclusivi della città. Con la sua vista panoramica e il ricco patrimonio archeologico e paesaggistico, Fiesole è una destinazione ideale per unire storia e natura. Dopo aver visitato gli scavi e la Cattedrale di San Romolo, gli amanti del trekking apprezzeranno i sentieri del vicino Monte Ceceri, dove sembra che Leonardo da Vinci abbia condotto i suoi esperimenti di volo.

 

Fare una sosta golosa e refrigerante

Il gelato a Firenze non è solo un piacere per il palato, ma anche una parte della cultura locale. Si dice che il gelato moderno sia stato inventato proprio qui, grazie all’ingegno del poliedrico Bernardo Buontalenti alla corte dei Medici. Quale occasione migliore per una pausa rinfrescante prima di lanciarsi nuovamente all’esplorazione di piazze e monumenti? Vi aspettiamo all’Antica Gelateria Fiorentina.

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