Gelati dal mondo: un viaggio tra le varietà più esotiche
L’evoluzione storica del gelato ha attraversato secoli e nazioni. Sebbene le prime testimonianze di dolci freddi si possano rintracciare in Cina e Medio Oriente, è Firenze ad aver visto la nascita della sua versione moderna, grazie soprattutto a personaggi come Bernardo Buontalenti e Caterina de’ Medici.
Oggi abbiamo una concezione molto precisa di come debba presentarsi un classico gelato artigianale, universalmente esportato ed apprezzato. Anche per questo motivo, un itinerario di scoperta attorno al mondo può rivelare grandi sorprese in quanto a varietà di preparazioni e tradizioni esistenti. Se le temperature invernali non sempre invogliano al consumo, questo excursus vi farà sognare il caldo dell’estate in attesa di nuove scorpacciate.
Un dolce tipico
Molte tipologie locali di gelato non si limitano ad integrare ingredienti nazionali per adattare le ricette classiche ai gusti della popolazione. Spesso infatti le preparazioni prevedono lavorazioni originali, che in alcuni casi sono a loro volta esportate all’estero. È il caso del mochi giapponese, un preparato di riso glutinoso presentato spesso proprio in forma di gelato. La sua pasta morbida e appiccicosa è familiare a molti perché viene servito frequentemente anche in Italia nei ristoranti di sushi. Gusti comuni sono fagioli rossi azuki, latte e soprattutto tè verde.
Resine vegetali e tuberi di orchidee
Altre varietà sono meno conosciute in occidente, e si distinguono nettamente per sapori e consistenze da quanto consumiamo abitualmente. Ne è un esempio il kulfi, un dessert denso e cremoso tipico del subcontinente indiano. Può essere aromatizzato con ingredienti classici e locali, e viene consumato in particolare nei villaggi e nelle piccole città, dove le ricette sono tramandate di generazione in generazione.
Anche gli ingredienti impiegati per la base possono differenziarsi molto. In Siria e Turchia vengono spesso utilizzati resine vegetali o farine ricavate dai tuberi essiccati di alcune orchidee. Il risultato è un composto filante ed elastico, conosciuto nei due paesi rispettivamente come booza e dondurma, la cui preparazione viene considerata una vera arte. Una caratteristica di questa specialità è la sua resistenza al calore, che le permette a lungo di non sciogliersi anche sotto il sole del deserto.
Si chiama invece faloodeh un dolce persiano molto popolare in Iran e Afghanistan. Simile a un sorbetto, è realizzato con vermicelli di amido, sciroppo di zucchero e acqua di rose.
Fritto o non fritto?
Nonostante il nome, il gelato fritto thailandese non subisce alcun processo di cottura come avviene invece per il suo omonimo cinese. Il cosiddetto gelato arrotolato, infatti, viene realizzato versando un composto di latte, panna e zucchero su una piastra refrigerata. Una volta compattato, viene avvolto su sé stesso e servito in una coppa o in un cono insieme ad ingredienti freschi come frutta, cioccolato e noci. Si tratta di un dessert che da qualche anno si sta diffondendo anche in Italia, a testimonianza di quanto interesse ancora suscitino le novità che il mondo del gelato può offrire.
Una volta infatti che ricette, sapori, provenienze e identità locali vengono messi da parte, ciò che resta è la passione comune per un cibo che invita come pochi alla condivisione, e che riesce ad avvicinare e mettere d’accordo tutte le culture.